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Oltre mille ricorsi contro i vitalizi. Fico: lo rifarei cento volte

Gli ex parlamentari annunciano battaglia per fermare il taglio degli assegni

Daniele Di Mario
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 «Non ci stiamo a farci processare per quello che abbiamo fatto nella nostra attività politica. Ci hanno definito ladri e parassiti, ma gli ex parlamentari hanno servito il Paese con onestà e dignità». A Montecitorio, oggi, per gli ex parlamentari colpiti dal taglio dei vitalizi, è stato decisamente il giorno della controffensiva. Una controffensiva «di massa», come l'ha definita a caldo lo stesso presidente della Camera Roberto Fico, autore e promotore della delibera che riconteggia tutti i vitalizi secondo il sistema contributivo, contro cui sono stati presentati (e il dato non è ancora definitivo) ben 1176 ricorsi. Come ha spiegato il battagliero presidente dell'associazione ex parlamentari Antonello Falomi, il 10 per cento dei ricorrenti hanno anche inoltrato richiesta urgente di sospensiva della delibera (che entrerà in vigore dal prossimo anno): «Ci sono persone - ha spiegato - che sono di fronte a danni irrimediabili derivanti dal taglio, persone che hanno un pessimo stato di salute, senza redditi sufficienti e che hanno contratto degli obblighi con degli istituti finanziari. Sono situazioni drammatiche e gravi». Ciò non vuol dire, sempre secondo Falomi, che gli ex parlamentari non siano disposti a fare dei sacrifici, purché questi siano previsti in una forma «ragionevole e costituzionalmente sostenibile». Da qui la richiesta ufficiale di un incontro con la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, affinché non si ripeta a Palazzo Madama quello che a suo avviso è un atto illegale. «Secondo quanto emerge dal parere chiesto dal Senato al Consiglio di Stato - ha spiegato Falomi - l'unica misura costituzionale sarebbe un contributo di solidarietà». Ricordando la mole dei ricorsi, Falomi ha osservato che «siamo di fronte a un fatto senza precedenti nella storia dell'Italia repubblicana. Non è la prima volta che negli ultimi 15 anni i vitalizi hanno subito delle decurtazioni, anche importanti, ma nonostante ciò il livello del contenzioso si era sempre mantenuto modesto e aveva riguardato un numero limitato di persone. Più di mille ricorsi è un numero che segnala l'indignazione e la protesta di chi è stato oggetto di una violenta campagna politica, di chi è stato dipinto come un ladro, un parassita. Sono ex parlamentari - ha proseguito Falomi - quelli che hanno scritto la Costituzione, quelli che hanno fatto dell'Italia l'ottava potenza industriale mondiale, che hanno portato a conquiste civili e sociali, che hanno contrastato il terrorismo e alcuni, come Moro, Ruffilli o La Torre non hanno fatto in tempo a diventare ex parlamentari perché sono stati uccisi dai terroristi». Sul fronte giuridico, la faccenda verrà affrontata dagli organi interni delle camere, secondo il principio dell'autodichia, a partire dal consiglio giurisdizionale della Camera, che comincerà a vagliare i ricorsi da novembre. Ma anche su questo versante, gli ex parlamentari hanno promesso battaglia, annunciando che «esiste un grande spazio per non essere soggetti all'autodichia, dalla quale non ci faremo imprigionare». L'idea, come ha spiegato Giuseppe Gargani, è quella di rivolgersi alla Cassazione ed eventualmente alla Corte europea dei Diritti umani. Secondo Falomi, infatti, i giudici che saranno designati dagli organi parlamentari non sono in grado di garantire una valutazione equa: «Esprimiamo grande preoccupazione - dice sempre Falomi - per le parole che abbiamo ascoltato dal vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio, il quale ha sostenuto che l'autodichia verrà usata contro gli ex-parlamentari, perché i giudici avranno la stessa sensibilità di chi ha fatto la delibera. Siamo di fronte a una violazione di legge». Il presidente della Camera Roberto Fico, da parte sua, prende atto e manifesta assoluta sicurezza sul destino della sua delibera. Interpellato a margine di una commemorazione degli ebrei romani vittime delle leggi razziali fasciste, Fico ha rivendicato «la responsabilità piena» del suo operato: «L'ho fatta io ed è una delibera salda che ripara delle ingiustizie. Possono ricorrere perché è loro diritto e ci sono gli organi giurisdizionali della Camera, ma la delibera è salda, è giusto averla fatta e - ha concluso - la rifarei altre cento volte».

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