Non solo Tria: metà ministri in bilico
Le gaffe di Toninelli, i veleni con Trenta e le difficoltà di Grillo. Dopo il Def per l'esecutivo sarà tempo di rimpasto. Ecco chi rischia il posto
Sono trascorsi poco più cento giorni dal giuramento del governo «del cambiamento» e per molti ministri in quota più “gialla” che verde è già tempo - almeno questo è il sentimentO che circola nel Palazzo - di «cambiare aria». Fuori dal politichese: fatto il tagliando dei primi mesi, ossia approvata la legge di Bilancio, un rimpasto potrebbe essere necessario per puntellare gli anelli deboli dell'esecutivo. Non si tratta certo di «debolezza» ma di idiosincrasia nel caso di Giovanni Tria, il superministro dell'Economia al centro di un braccio di ferro infinito con Luigi Di Maio e Matteo Salvini sul tema del deficit possibile nella manovra. Dopo tante minacce (e altrettante resistenze del titolare del Mef, sostenuto implicitamente dal Quirinale), ieri Di Maio ha smentito la richiesta diretta di dimissioni per Tria ma ha rivendicato che «nessuno ci impedirà di fare la manovra del popolo». Stesso tono da parte del Carroccio con il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari il quale ha ammesso tranchant che «se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro ministro dell'Economia». Se la posizione di Tria - non fosse altro per le eventuali ripercussioni - resta comunque la più solida, discorso diverso è per il gaffeur seriale dell'esecutivo: la «stella cadente» Danilo Toninelli. Dopo gli applausi ai funerali delle vittime del ponte Morandi, per il ministro delle Infrastrutture è iniziato l'incubo mediatico: prima... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI