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Giochi invernali 2026, tramonta la candidatura a tre. Ipotesi Milano-Cortina

Il sottosegretario allo Sport: "Una cosa così seria e importante richiede condivisione"

Carlo Antini
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Thriller a cinque cerchi. In una giornata convulsa e ingarbugliata la candidatura italiana ai Giochi Olimpici Invernali del 2026 come la fenice muore e, forse, risorge dalle sue ceneri con una veste diversa. L'unica certezza è l'addio al tridente Cortina-Milano-Torino, l'ipotesi alla quale Coni e governo avevano lavorato a lungo. A sancirlo è il sottosegretario con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti. «Non ha il sostegno del governo e come tale è morta qui», dichiara dicendosi dispiaciuto per l'accaduto e parlando senza mezzi termini di «sconfitta personale». Troppi i distinguo per andare avanti. «Ritengo che una cosa così seria ed importante richieda una condivisione, uno spirito che non ho rintracciato in questa fase. Sono prevalse forme di dubbio piuttosto che di sospetto», spiega ancora. Chiusa questa pagina, però, la vicenda non può ancora dirsi conclusa. Lombardia e Veneto, infatti, non intendono «gettare tutto alle ortiche» e, tramite una nota congiunta dei due governatori, Attilio Fontana e Luca Zaia, si dicono «disponibili a portare avanti questa sfida insieme». Per farlo le delegazioni di Milano e Cortina andranno mercoledì al Cio a Losanna, per «ribadire la loro disponibilità a procedere per conto loro». La speranza è almeno quella di guadagnare tempo. Il governo non si opporrà all'operazione dei due governatori leghisti a patto che «se ne facciano carico anche in termini di oneri». Una posizione ribadita tanto da Giorgetti quanto da Matteo Salvini, leader del Carroccio. Resta fuori invece Torino con la sindaca Appendino. Il M5S, per bocca di Luigi Di Maio, scarica sul Coni, «che nel tentativo di non scontentare nessuno, non ha avuto il coraggio di prendere una decisione chiara sin dall'inizio», la responsabilità dell'accaduto. Ma in casa pentastellata sicuramente nessuno si straccia le vesti visto che da una parte significante del loro elettorato le Olimpiadi sono viste sostanzialmente come fumo negli occhi. Un piano B che però deve ancora decollare, e a brevissimo perché, come spiegato da Giovanni Malagò, «siamo ai tempi supplementari». Il presidente del Coni spiega che tecnicamente le Olimpiadi senza il governo «si possono fare» facendo l'esempio degli Usa con le garanzie date da privati ma in Italia «non è mai successo e non so se potrà mai succedere». Digerito l'ennesimo boccone amaro il Comitato Olimpico si dice quindi «spettatore» dell'idea lanciata da Veneto e Lombardia con l'assenso del sindaco Pd di Milano Beppe Sala. Allo stesso tempo però da Palazzo H sono prontissimi a sostenere il tentativo, tanto è vero che anche Diana Bianchedi project leader del dossier olimpico sarà a Losanna con le due delegazioni. Malagò comunque preferisce tenere il profilo basso. «Si era creata un'opportunità eccezionale, vediamo se se ne può creare un'altra», dichiara pur non perdendo la speranza che «deve rimanere accesa». Proprio come il braciere olimpico che nel lombardo-veneto sperano di vedere ardere nel 2026.

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