la polemica
Fondi Lega, Di Battista va all'attacco: "Restituiscano tutti i soldi"
Dibba osa dove Dima non può. "Causa governo in corso", tocca infatti ad Alessandro Di Battista assumere ufficialmente il ruolo di "anti-Salvini" nel Movimento 5 Stelle. Una posizione che non sembra affatto dispiacere all’ex deputato, che dal Guatemala continua a cannoneggiare sul "socio" di maggioranza: dalla vicenda dei 49 milioni agli ultimi sondaggi diffusi, è un vero e proprio un fiume in piena. «La Lega deve restituire i soldi fino all’ultimo centesimo e se fossi un militante del Carroccio sarei il primo a chiederlo», dice il "pasionario" a Cinquestelle. Che non crede nemmeno ai sondaggi, soprattutto quelli che danno i verdi in vantaggio sui pentastellati: «Penso che Salvini sia pompato dal sistema mediatico in maniera vergognosa». Più che un governo sotto lo stesso tetto, Dibba sembra attaccare come se fossero ancora su posizioni antitetiche. Ad esempio su autostrade: «Mi piace l’idea della nazionalizzazione, se la Lega si tirasse indietro si sputtanerebbe». Ma non solo: «M5S subalterno alla Lega? Non siamo 4 sfigatelli che si fanno dettare la linea di Salvini come qualcuno vorrebbe descriverci. Abbiamo il 37% dei consensi e le iniziative del governo che sono andate in porto fino ad ora sono state portate avanti dal Movimento», spara ancora l’ex parlamentare. Che dà un colpo ferale alle speranze degli ortodossi di vederlo tra i candidati alle elezioni europee del maggio prossimo: «Non è nelle mie intenzioni». Al momento si trova più a suo agio a punzecchiare il leader leghista soprattutto sul suo rapporto con Berlusconi. Sul ddl anticorruzione «credo che Salvini abbia ricevuto una telefonata dal San Raffaele per far tornare la pressione di Berlusconi a livelli normali...», dice con ironia. Quando torna serio, invece, il colpo è ancora più duro: «Scherzi a parte, se la Lega ferma il ddl anticorruzione si sputtana». Anche sulla politica estera Di Battista sembra mettere i bastoni tra le ruote all’alleato, bocciando la liason con il leader ungherese Orban, le cui azioni di governo «vanno contro gli interessi italiani» e per questo «non può essere mio alleato». Il fuoco di fila guatemalteco sembra sortire gli effetti sperati, perché, come si dice a Roma, ’daje e dajè, alla fine Salvini non ce l’ha fatta più e ha risposto al Dibba: «Fossi in Guatemala passerei il tempo in maniera più ludica. Mi sa che è una roba interna ai Cinquestelle». Che alla maniera del ministro degli Interni è il modo per rigettare palla nel campo pentastellato. Quasi a voler dire: caro Luigi Di Maio, pensaci tu. Di Maio, però, sembra avere già i suoi grattacapi. Per ironia della sorte per colpa di un video diventato virale sul web, dove il ministro dello Sviluppo economico viene ’sorpresò dalle telecamere a chiedere al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, «voi che state facendo per Matera?», con tanto di imbarazzo del governatore che si vede costretto a replicare che Matera si trova in Basilicata. Un teatrino su cui la Rete ha sguazzato tra l’ironico e il politico. Il vicepremier ad ogni modo non c’ha trovato nulla da ridere. «Giornalisti ignoranti o in mala fede, o entrambi, hanno lasciato intendere che non sappia Matera in che regione sia», ma «sono loro a non sapere che la Regione Puglia sta facendo e ricevendo investimenti milionari in vista dell’appuntamento con Matera capitale della Cultura». Il capo politico del M5S vede in questa vicenda un’altra ’maninà, quella degli editori dei giornali, con interessi «ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, telecomunicazioni, energia, acqua». Sarebbero loro, dunque, ad aver fatto partire «l’ordine» di «attaccare con ogni tipo di falsità e illazioni il Movimento 5 Stelle. Questo non è più giornalismo libero. Siamo di fronte alla propaganda dell’establishment». Ecco perché Di Maio annuncia che «bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di fare inchieste su tutte le magagne dei prenditori». La "strana-coppia" delle Stelle è tornata.