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Salvini indagato contro i pm "Io eletto, voi no". M5S si smarca: "Toni inaccettabili"

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini

Carlantonio Solimene
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Avviso di garanzia consegnato al mittente. La notifica dell'iscrizione al registro degli indagati per l'affaire della nave Diciotti arriva al tribunale dei ministri di Palermo e a Matteo Salvini per mano dei carabinieri. E il ministro dell'Interno condivide l'apertura della busta in diretta Facebook dal suo studio al Viminale. "Sono indagato", annuncia Salvini liberando l'avviso di garanzia dal plico giallo e "credo che saranno almeno 15 anni come pena massima di galera, a cui bisogna aggiungere le aggravanti". L'avvio delle indagini nei confronti del ministro si fonda sul reato, spiega Salvini, "di sequestro di persona aggravato dal fatto che io sia un pubblico ufficiale, dal fatto che ci fossero dei minori a bordo e dal fatto che si sia protratto per diversi giorni". Sulla notifica infatti il procuratore di Palermo cita l'articolo 81 e 605 comma 1 e 2 e numero 2 e 3 del codice penale per le "vicende relative alla privazione della libertà personale in giudizio di numerosi migranti - si legge nell'avviso di garanzia - trattenuti sul pattugliatore della Guardia Costiera italiana 'U.Diciotti'". Il vicepremier non si scompone e in modo sarcastico risponde: "Grazie ai magistrati, grazie al procuratore di Genova, grazie a tutti: mi date solo più forza". Per Salvini infatti l'avviso di garanzia è "una medaglietta, ora vado avanti". "Qui c'è la certificazione che un organo dello Stato - continua - indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno". Chi non apprezza le parole del titolare del Viminale è proprio il guadasigilli Anfonso Bonafede: "Il ministro può ritenere che un magistrato sbagli, ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo". "Chi sta scrivendo il cambiamento - attacca - non può pensare di far ritornare l'Italia nella Seconda Repubblica". Sulla stessa linea anche il vicepremier M5S, Luigi Di Maio: "Di certo non si può dare sostegno alle accuse ai magistrati", perché "quando si divide la magistratura tra destra e sinistra si riporta il paese alla repubblica berlusconiana". Più articolata la posizione del premier Giuseppe Conte, che in un intervento in Puglia ragiona sulla responsabilità che la politica deve prendersi "non per contrastare la magistratura, ma per non lasciarle spazio", agendo in maniera lecita. Se dai giudici arrivano "interventi che possono rivelarsi abnormi, vuol dire che il sistema non funziona", spiega il professore di diritto. Conte inoltre dice di capire "lo scoramento di Salvini". "Se non avessi fatto il premier - ha detto Conte, che prima di arrivare a Palazzo Chigi lavorava come avvocato - mi sarei offerto per difendere la Lega, sarebbe stato stimolante. E non lo dico per offendere i legali che se ne occupano". Insorge invece l'Anm, che accusa il vicepremier di "un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali, che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti, anche nei confronti di chi è titolare di cariche elettive o istituzionali". Anche da Magistratura democratica arriva la condanna, accusando Salvini "di intervenire per scopi politici e di agire per ribaltare le scelte compiute democraticamente dagli elettori ha una portata eversiva, e realizza una grave interferenza rispetto all'esercizio delle prerogative che alla giurisdizione spettano a tutela dei diritti e della legalità". Durissimo il commento di Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, che considera le parole di Salvini "lesive del prestigio e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario e si pongono in contrasto con il doveroso rispetto delle prerogative che si deve a ciascuno dei poteri dello Stato". Inoltre, tuona il vice del capo dello Stato, Sergio Mattarella: "Nell'interesse della tenuta del sistema democratico e perché essa agisce in virtù dei poteri conferitigli dalla Costituzione e non ha certo bisogno di trarre la sua legittimazione dal voto dei cittadini".

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