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Salvini indagato per la Diciotti: "Vergogna, non ci fermeranno"

Silvia Sfregola
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Non è più a carico di ignoti l'inchiesta della procura di Agrigento sui migranti bloccati a bordo della Nave Diciotti. Il procuratore Luigi Patronaggio trasmetterà infatti il fascicolo al Tribunale dei ministri di Palermo e il principale indagato è il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Il leader della Lega e titolare del Viminale è stato costretto a riferirlo alla platea di un comizio a Pinzolo: "Mi hanno comunicato che sono sotto inchiesta per sequestro di persona", la confessione del ministro. Fra le ipotesi di reato, oltre al sequestro di persona c'è l'arresto illegale e l'abuso d'ufficio. Nel registro degli indagati, tra l'altro, è finito anche il capo di gabinetto del ministro. Salvini è andato subito al contrattacco direttamente dal suo comizio, davanti a simpatizzanti e cittadini. "Possono arrestare me, ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono. Abbiamo già dato abbastanza, è incredibile vivere in un Paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c'è un indagato e indagano un ministro che salvaguarda la sicurezza di questo Paese. E' una vergogna. Se vogliono indagarmi mi indaghino anche per questo", ma "è difficile fermarci" ha avvertito Salvini. Il Capitano-ministro ormai sotto inchiesta ha fatto sapere che aspetta a Pinzolo il procuratore di Agrigento "con il sorriso". Ma il messaggio è stato forte: "Aspetto un procuratore che invece di indagare un ministro indaghi i trafficanti di essere umani". Salvini, nonostante tutto, è tornato subito nelle "vesti" del politico al comizio e non ha rinunciato alle sue graffianti battute: "un ministro indagato ha diritto di essere sudato". Poi è arrivato l'annuncio che (forse) mette la parola fine alla vicenda della nave Diciotti. "Ho autorizzato personalmente lo sbarco di tutti i migranti" ha detto Salvini nel corso della Festa della Lega. Gli immigrati saranno portati in un centro a Messina e poi cominceranno le operazioni di distribuzione che coinvolgeranno anche la Chiesa italiana oltre ad Albania e Irlanda. Da Salvini era arrivato un affondo all'Unione Europea prima della notizia che fosse indagato. Aveva annunciato la sua richiesta di ridiscutere i miliardi che l'Italia manda a Bruxelles, perché "è giunto il momento di tagliare i finanziamenti a un ente inutile". Ma se il braccio di ferro con l'Europa non è certo destinato a finire con lo sbarco dalla Diciotti, ora si innesta la vicenda giudiziaria. Le contestazioni mosse al titolare del Viminale e al suo capo di gabinetto devono essere oggetto di valutazione del tribunale competente per i reati commessi dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni. La procura di Agrigento trasmetterà alla procura di Palermo "per il successivo inoltro" - è scritto in un comunicato del procuratore - "al tribunale dei ministri della stessa città". Una trasmissione "doverosa", la puntualizzazione della nota della magistratura.

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