"Non elimineremo gli 80 euro". Salvini e Di Maio frenano su Tria
Chissà se saranno fischiate le orecchie a Giovanni Tria. Perché nelle ultime 36 ore, è stato il chiodo fisso del premier, Giuseppe Conte, e dei suoi vice, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Senza mai pronunciare il suo nome, infatti, il trio di testa del governo ha di fatto smontato pezzo per pezzo il cuore dell'intervista che il ministro dell'Economia aveva rilasciato al Sole 24 Ore. Se l'Iva non deve aumentare e gli 80 euro (voluti e introdotti da Renzi) non si toccano, in pratica serviranno i salti mortali al Mef per far quadrare i conti, visto che i leader delle due forze politiche che danno vita all'esecutivo pretendono di ottenere, da subito, in legge di Bilancio 2019, sia la flat tax che il reddito di cittadinanza. Misure che valgono un bel po' di miliardi, ai quali si dovranno aggiungere un altro bel gruzzolo se Lega e M5S volessero realizzare anche il superamento della legge Fornero. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo il mare. Anzi, Tria. Anche se minuto e dai modi cordiali, il ministro ha una discreta corazza, difficile da scalfire. Ne sanno qualcosa pentastellati e leghisti che hanno a che fare con lui tutti i giorni. E se ne stanno accorgendo anche Di Maio e Salvini, costretti a fare tandem e spalleggiarsi per rintuzzare l'uomo del Mef. Chiedendo sponda anche al presidente del Consiglio. Il trio ha testato la propria resistenza nell'ultimo vertice economico di Palazzo Chigi prima della pausa agostana. Al centro dell'incontro ovviamente c'era la manovra, nella quale gli hanno detto chiaro e tondo, a muso duro, che non vogliono assolutamente vedere né tagli né aumenti per finanziare i 3 pilastri dell'azione di governo giallo-verde. E se mancano le coperture, piuttosto metta mano alla "giungla" di bonus e detrazioni. O, meglio ancora, scenda anche lui a sfidare l'Europa per ottenere di ridiscutere il vincolo del 3%. Per il ministro dell'Interno, infatti, l'esecutivo "non pensa di togliere gli 80 euro e non vuole aumentare l'Iva", mentre Di Maio rincara assicurando che nessuno "vuole fare il gioco delle tre carte", dunque "non tireremo la coperta da una parte per scoprirne un'altra, come si è fatto in passato. Vogliamo essere autentici - sottolinea il responsabile del Mise -, questa deve essere una manovra coraggiosa e rigorosa". Non si fidano, però, le opposizioni. In particolare il Partito democratico. Il segretario Maurizio Martina, via Twitter, avvisa: "Giù le mani dagli 80 euro dei lavoratori per pagare la flat tax ai ricchi". E offre una spalla al ministro dell'Economia: "Altro che fake news, basta leggere le parole di Tria". Anche Forza Italia interviene a gamba tesa nel dibattito: "Dopo quello sull'aumento dell'Iva, il balletto sugli 80 euro che vanno tolti, anzi no. Ancora una volta il governo non è capace di individuare un obiettivo condiviso ed è costretto a mezze smentite", dice Mara Carfagna. Il vicepresidente della Camera pungola ancora una volta gli alleati di centrodestra: "La verità è che reddito di cittadinanza e flat tax insieme non si possono fare. Ancora una volta la Lega deve decidere se lasciar vincere Di Maio, come sull'indegno decreto Dignità, o affermare gli interessi dell'Italia che produce e crea lavoro". Il livello di scontro politico sulla manovra, dunque, si sta alzando sensibilmente. E pensare che siamo ancora in estate.