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Gaffe sul volo di Stato, il Pd fa il vago

Niente scuse dopo che Il Tempo ha smascherato la bufala su Salvini. Morani rilancia: "Perché Savoini col ministro?". L'interessato: "Polemica ridicola"

Antonio Rapisarda
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Il giorno dopo lo scoop de Il Tempo che ha «rottamato» - con la pubblicazione dei biglietti dei voli di linea utilizzati da Matteo Salvini - la fake news del Pd sul presunto impiego di un volo di Stato da parte del ministro dell'Interno per assistere alla finale dei Mondiali a Mosca e, l'indomani, per partecipare a una serie di incontri con gli omologhi e le istituzioni russe, i dem che cosa hanno fatto? Invece di incassare la figuraccia hanno preferito glissare e pensato bene, pure, di rilanciare. Come? Ancora con Alessia Morani, già grande accusatrice sul (falso) volo di Stato («Chi paga?» twittava ironicamente) la quale, come se nulla fosse, è tornata ad attaccare Salvini a testa bassa: «Quali motivazioni hanno giustificato la presenza a Mosca del presidente di un'associazione politica collaterale alla Lega come «Lombardia-Russia», durante la riunione ufficiale tra i ministri degli Interni russo e italiano su un tema cruciale e riservato quale quello della cyber-sicurezza?». Il riferimento di Morani è Gianluca Savoini, giornalista, analista e storico collaboratore del leader della Lega sui temi della politica estera e della Federazione russa in particolare, immortalato in una delle foto sul tavolo istituzionale a cui ha partecipato il vicepremier. Interpellato da Il Tempo Savoi- ni risponde divertito alle «questioni» poste dall'esponente del Pd: «Ho partecipato in quanto Gianluca Savoini, iscritto alla Lega dal ‘91, membro da sempre dello staff di Matteo Salvini» ha «svelato». Non come presidente di Lombardia-Russia, dunque, «ma in quanto componente della delegazione composta da personale non solo del ministero». Il motivo? «Conosco bene le vicende che riguardano la Russia e, come ho sempre fatto, continuo ad aiutare Salvini ad aver dei contatti trasparenti aperti, istituzionali. Le do una notizia: siamo stati i primi ad andare in Crimea, i primi a dire che le sanzioni sono una misura indecente. Noi siamo per costruire ponti non per dividere...». Non è la prima volta che Savoini «appare» nei reportage delle missioni politiche del leader a Mo- sca: dall'incontro con Russia Uni- ta, il partito del presidente, a quello con il ministro degli Esteri Lavrov fino alla prima stretta di mano tra Putin e il segretario del Carroccio. Sotto accusa, in ogni caso, è finito proprio il suo ruolo di presidente di Lombardia-Russia che, secondo la Morani, «da anni svolge attività di appoggio politico alla Lega soprattutto per quanto riguarda il sostegno della propaganda del regime di Putin». «Sono totalmente disperati - ha commentato ancora Savoini - la storia non parla più di loro ma parla di ritorno dell'interesse nazionale: Trump negli Usa, Putin in Russia e fortunatamente adesso c'è un ministro italiano che fa gli interessi dell'Italia». Anche su questo - sul contrasto alle sanzioni - i dem hanno avuto da ridire sia a Salvini che a Savoi- ni. Visione diametralmente opposta la loro. Anzi, a proposito del rinnovo delle sanzioni Savoini ha spiegato che nulla lì è stato «rimproverato» alla delegazione. «A differenza di quello che si può credere i russi sono molto pragmatici. Ci hanno ringraziato per quello che è stato fatto: non si poteva di certo terremotare l'Ue dopo un mese di governo. Già il fatto che Salvini sia stato il primo dei ministri italiani a recarsi in Russia e che abbia ribadito che le sanzioni sono una pazzia spiega chiaramente qual è l'obiettivo». Resta il capitolo «misteri», denuncia- to dal Pd. «Tutto ciò che è emerso è stato messo on line! - ha chiarito - Non vi è stato, evidentemente, alcun segreto di Stato: non sarebbe potuto mai ac- cadere in mia presenza e in pre- senza di altri della delegazione. La polemica è davvero inutile...». A proposito di trasparenza è Savoini, infine, a lanciare un attacco al Pd: «Basta ricordare chi portava Matteo Renzi in missione con lui, a partire da Marco Carrai che aveva a che fare con gli aeroporti. Io sono semplicemente un giornalista, non rappresento altro. Quelli si portavano dietro i presidenti delle aziende, noi solo l'interesse nazionale». 

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