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Berlusconi rilancia Forza Italia: "L'azione di governo confusa e contradditoria"

Silvio Berlusconi

Il leader azzurro in diretta telefonica agli stati generali del partito a Pescara

Antonio Rapisarda
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«La nomina di Antonio Tajani a vicepresidente di Forza Italia è il primo passo per il rinnovamento a cui sto lavorando e che prima della fine dell'estate porterà novità importanti. La sua nomina ha un significato politico, vogliamo restare parte integrante dell'Europa nella grande famiglia del Ppe, ma vogliamo che l'Europa cambi profondamente e diventi non quella dei burocrati ma della politica solidale, con una politica estera comune». La campagna elettorale di Silvio Berlusconi in vista delle elezioni Europee è partita da qui, da una “telefonata” agli Stati generali di Forza Italia in Abruzzo nella quale ha toccato il leader azzurro tutti i punti più importanti dell'agenda politica e lanciato il guanto di sfida al politiche del governo e ai due vicepremier. Lo stesso rinnovamento del partito è un indizio sul perimetro che Berlusconi intende presidiare in vista dell'appuntamento più importante del prossimo anno: «L'Ue viene prima di tutto – ha spiegato - perché ci ha dato la pace, la possibilità di passare i nostri prodotti e capitali da uno Stato all'altro e queste sono cose importanti da salvaguardare». Un posizionamento, questo nella Ue come orizzonte, che rappresenta anche un messaggio di sfida rivolto a Matteo Salvini il quale, da parte sua, si candida a guidare il fronte euroscettico. Venendo ai temi della politica interna, il Cavaliere è intervenuto anche sui primi quaranta giorni di governo Conte. L'azione a suo avviso è stata «confusa e contraddittoria: ci sono provvedimenti dannosi sia per le aziende sia per i lavoratori». Il riferimento è indirizzato soprattutto sui temi economici e in primis sul “decreto dignità” rispetto al quale «Forza Italia combatterà una dura battaglia in parlamento: speriamo, con l'aiuto di tutto il centro-destra, di riuscire a correggere la rotta dell'Esecutivo». Il timore, secondo il leader azzurro, è che possa prevalere proprio su questi temi l'agenda Di Maio: «Il Movimento Cinque Stelle - ha attaccato ancora Berlusconi - conferma non soltanto di essere del tutto inadatto a governare, ma anche prigioniero di vecchie ideologie di sinistra ormai abbandonate anche dalla parte più matura del sindacato. Di tutto l'Italia avrebbe bisogno meno che di politiche vetero-comuniste, giustizialiste, illiberali, che già stanno determinando effetti preoccupanti». Davanti a tutto questo l'ex premier intende però preservare l'unità del centrodestra: «Io credo che l'eccezionalità della situazione politica nazionale non debba compromettere la coesione dei programmi e dei contenuti della nostra coalizione». A questo punto, ha fatto capire il leader azzurro, è compito di Salvini non dilapidare quel patrimonio programmatico con il quale il centrodestra ha ottenuto la maggioranza dei consensi il 4 marzo: «Sta piuttosto a chi ha voluto dare vita al governo Conte riuscire a far valere quelle stesse idee e quegli stessi contenuti nell'azione di governo nazionale. Un'azione che appare ancora confusa e contraddittoria, caratterizzata da provvedimenti disastrosi per le aziende e i lavoratori come il cosiddetto Decreto Dignità». Tradotto: «La coalizione non in dubbio se c'è unità e lealtà – ha spiegato ancora - Io credo che questa sia la vera maggioranza degli italiani e che alla fine di questa stagione così complessa, esaurita la spinta emotiva del voto di protesta, tornerà ad essere anche la maggioranza politica ed elettorale di un Paese serio e consapevole come il nostro». La notizia del giorno, infine, l'ha data Antonio Tajani: «Berlusconi sarà candidato alle Europee, mi auguro che possa essere capolista nel sud Italia proprio per dare un segnale forte». La scelta della collocazione meridionale per la rentrée del Cavaliere non è per nulla casuale: «Noi vogliamo ripartire dal Mezzogiorno. Tutti sono venuti a prendere i voti al sud e - ha aggiunto - poi sono scappati senza fare più nulla, questo non è un buon modo di fare politica».  

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