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Stop al gioco? Lo Stato perde 10 miliardi

Il governo dice no alla pubblicità di giochi e scommesse. Ma criminalizzare il settore apre una falla nei conti. E fa un favore alle mafie

Leonardo Ventura
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La mannaia moralista di Luigi Di Maio cade inesorabile sul settore dei giochi. Creando di fatto le premesse per smantellare una delle industrie del Paese che ancora crea ricchezza e posti di lavoro. Nella bozza del decreto dignità, approvati ieri sera, c' è infatti lo stop a qualsiasi forma di pubblicità relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse manifestazioni sportive, trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le affissioni e Internet. Siamo i primi in Europa a farlo ha spiegato Di Maio su Facebook. Un colpo che, di per sé, non ha una quantificazione miliardaria. Le stime parlano di circa 200 milioni di euro che mancheranno alle concessionarie di pubblicità ma anche a tutti quei soggetti che ottengono proventi dalle sponsorizzazioni dai principali protagonisti delle scommesse, come le squadre di calcio. C' è però un effetto secondario che forse il governo gialloverde sottovaluta. Con lo stop alla pubblicità inizia di fatto la criminalizzazione del gioco legale in Italia... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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