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Zingaretti si prende il Pd e dà l'addio alla Regione

Nicola Zingaretti

Il governatore è pronto alla corsa post-Renzi. Congresso come trampolino per candidarsi alle Europee. E poi...

Manuel Fondato
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L'anno zero del Pd era già iniziato dopo le Politiche del 4 marzo, l'urgenza è stata ora certificata dal voto amministrativo. Le ricette variano tra chi, come Carlo Calenda, è convinto che occorra superare la stessa concezione del partito come è nato dal 2007 e chi pensa che bastino robusti interventi di restauro. Tra i nomi più caldi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Un prodotto del «vivaio» interno, un moderato che ha la capacità di piacere e la dote, al contrario di Matteo Renzi, di non essere particolarmente inviso a nessuno. È riuscito ad avviare il suo secondo mandato nonostante non abbia la maggioranza in Consiglio Regionale, procurandosi la non belligeranza del Movimento 5 Stelle e ai grillini è riuscito a sottrarre due municipi della capitale, issandovi nuovamente la bandierina rossa. Il laboratorio del governatore è in piena attività, l'orizzonte è largo e inclusivo. La nuova linfa, secondo i piani, dovrà venire dal civismo e dall'associazionismo, dai comitati di quartiere, dai semplici cittadini e dai sindaci. La Leopolda zingarettiana ha visto partecipare centinaia di sindaci, solo nel Lazio 220 su 370, compreso Federico Pizzarotti, nella sede di via Cristoforo Colombo. Il modello Lazio replicato su scala nazionale, un po' come ai tempi di Bettini e del suo modello Roma, propulsivo per Francesco Rutelli e Walter Veltroni, passati dal Campidoglio alla candidatura per Palazzo Chigi. I tempi tuttavia sono cambiati e non sarà così facile come allora prendersi il partito e ambire a qualcosa di più. Zingaretti lo sa bene: «Dopo le allarmanti difficoltà che abbiamo attraversato non bastano semplici aggiustamenti. Tantomeno povere analisi di circostanza. Un ciclo storico si è chiuso. Vanno ridefiniti pensiero strategico, collocazione politica, forme del partito e rapporto con gli umori più profondi della società italiana, organizzazione della partecipazione e della rappresentanza nella democrazia». SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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