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DIPARTITO DEMOCRATICO

Da Zingaretti a Martina fino a Calenda: è tutti contro tutti per il ko del voto. I renziani: "Visto? Si perde anche senza Matteo". Esattamente quattro anni fa erano al 41%

Pietrangelo Buttafuoco
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Con i risultati del ballottaggio ultimo delle amministrative, ieri – e con le reboanti dichiarazioni di rivincita lanciate via tweet da Carlo Calenda – il Pd si aggiudica un inequivocabile risultato: il niente concluso nel beato nulla. Tutti quelli che pensavano di fare col Pd l'esatta fusione dei due grandi partiti popolari – ovvero la Dc dei guelfi bianchi e il Pci dei guelfi rossi – devono resettare tutti i buoni propositi e riconoscersi nel capolavoro messo in atto da Matteo Renzi. La comitiva del Giglio Magico prende possesso delle chiavi di casa di quel che fu il più grande partito comunista d'Occidente (e di quel che resta della Balena Bianca crociata) e ne fa un tic di convenzioni altolocate e borghesi realizzando così, nella presunzione, quel birignao delle solitudini immaginarie, altrimenti detto onanismo infruttifero. Come se l'Italia fosse il talk unico e uguale dappertutto in tutte le reti – nelle tivù pubbliche e private – come se la volontà popolare fosse quella dei vip all'ora dell'aperitivo, e sempre in area ztl; come se il progetto politico fosse davvero quello delle tante Leopolde, le passarelle cui si piegavano pezzi interi dell'establishment, cantanti, attori, pensatori e i famosi “prenditori” poi, buoni solo a farsi accreditare dai mandarini di Regime perché appunto quel Regime, in cui si è identificato il Pd dell'élite e dei potentati, s'è sfasciato sotto i colpi della realtà arrivata dalla periferia. Davvero il popolo chiedeva pane e il Pd offriva la brioche della vacuità, quel dare diritti civili in luogo di garanzie sociali, quel contrabbandare lo smart-working al posto di un vero posto di lavoro... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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