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Salvini e l'emergenza migranti: "Centri d'accoglienza a sud della Libia"

La proposta del ministro dell'Interno al suo omologo libico

Carlo Antini
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L'Italia si presenterà al Consiglio europeo di giovedì a Bruxelles con la proposta di creare hotspot, centri di accoglienza e identificazione migranti, "posti ai confini a Sud della Libia". Lo ha confermato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, volato a Tripoli per incontrare le autorità libiche e affrontare con loro il problema dei flussi migratori. Il ministro ha incontrato il presidente del Governo di accordo nazionale libico, Fayez Serraj, il suo omologo Abdulsalam Ashour e il vicepremier Ahmed Maitig. "Hotspot dell'accoglienza in Italia? Sarebbe un problema per noi e per la Libia stessa perchéi flussi della morte non verrebbero interrotti", ha chiarito il ministro italiano, il primo esponente del governo Conte a visitare il paese nordafricano. Erano stati Spagna e Francia a ipotizzare che i centri fossero collocati nei paesi di primo approdo, Italia, Spagna e Grecia. "Noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia". In quale Paese andranno piazzati non è chiaro. Maitig del resto ha chiarito che la Libia non ne vuole sapere di averli sul proprio territorio: "Abbiamo diversi punti in comune con la strategia europea per la gestione dell'immigrazione illegale ma respingiamo categoricamente la presenza di ogni campo per migranti in Libia, va contro la legge libica e contro il volere dei libici". Il vice premier libico ha chiesto invece che l'immigrazione sia gestita dall'Ue "nell'ambito di un programma libico". Maitig ha comunque sottolineato che quella del vice premier italiano in Libia e' stata una visita "eccezionale" e su cui verrà costruito tanto lavoro; ha anche invitato i Paesi europei del Mediterraneo, attraverso l'Italia, a partecipare a un vertice sull'immigrazione nel mese di settembre a Tripoli.  Salvini ha ricordato che "nessuno più dell'Italia è impegnato per lo sviluppo e la stabilità della Libia" e ha ribadito che la sua visita "è una conferma di questo impegno". L'Italia - ha aggiunto - intende svolgere un ruolo di primo piano nell'arena politica per promuovere "la riconciliazione e la stabilità libica. Questo avverrà grazie all'esperienza dell'Italia e alla sua presenza nel Paese con la sua ambasciata" ma anche grazie "all'equidistanza dalle parti" in gioco. Tra l'altro ha sottolineato che la Libia deve "uscire dalla situazione di emergenza causata da migranti" e che l'Italia e' pronta ad aiutare Tripoli per "sviluppare economia, affari, cultura e scambi". Di più: "Ci sono imprenditori italiani che vogliono investire in Libia". Insomma, un visita di poche ore ma che rinsalda il rapporto con Tripoli e la collaborazione tra i due Paesi. Dopo la caduta e l'uccisione del dittatore libico Muhammar Gheddafi, avvenuta nel 2011, il Paese e' precipitato in una complesso conflitto ancora in corso. La Libia, da sempre sulla rotta illegale dei migranti tra l'Africa sub sahariana e le coste italiane, e' diventata cosi' sempre piu' un luogo di transito e sfruttamento di queste persone che desiderano raggiungere l'Europa. Ma come ha detto Maitig, "i trafficanti che portano i migranti in Italia sono per noi pericolose bande criminali, che non consentono alla Libia di prendere provvedimenti per una difficile stabilizzazione". Il 7 giugno, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto sanzioni contro sei trafficanti di esseri umani attivi nel paese, tra cui 4 cittadini libici e 2 eritrei, accusati di guidare alcune reti criminali e milizie che sfruttano i migranti provenienti dall'Africa sub sahariana, diretti in Europa. Tra i sanzionati c'è anche Abd al-Rahman al-Milad, direttore della Guardia costiera di Zawiya, accusato di essere un trafficante di esseri umani e di fermare soltanto i migranti inviati in Europa dalle organizzazioni rivali. Adesso la Guardia Costiera libica lavora a pieno ritmo: solo nel fine settimana, ha soccorso quasi 1.000 migranti al largo delle coste settentrionali del Paese; quasi 2.000 da mercoledì scorso. Salvini ha chiesto alle ONG internazionali di rimanere fuori dalle operazioni di soccorso e lasciare che sia la guardia costiera libica a svolgere il suo compito. 

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