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Salvini: "Prima la sicurezza degli italiani. Censimento rom a ogni costo"

Il ministro Matteo Salvini

Pietro De Leo
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Censimento a varia intensità. Forse sarà stata la lettura dei retroscena sui giornali di stamane, che parlavano di uno sdegno nel Movimento 5 Stelle e da parte del Presidente del Consiglio Conte per la proposta di mappatura della presenza dei rom  in Italia avanzata ieri da Salvini. Fatto sta che il ministro dell'Interno ha, di nuovo, alzato il volume sulla faccenda. “Censimento dei rom e controllo dei soldi pubblici spesi. Se lo propone la sinistra va bene, se lo propongo io è razzismo. Io non mollo e vado dritto! Prima gli italiani e la loro sicurezza”, ha scritto su Facebook riportando un link con un articolo del Corriere della Sera in cui si scrive come iniziativa analoga, nel 2012, era stata progettata da Giuliano Pisapia a Milano. Il tema tiene banco anche oggi, dopo che ieri per mezza giornata ha monopolizzato il dibattito politico. Da quando, rispondendo alle domande di Telelombardia su un furto commesso da due “caminanti” alla Stazione Centrale di Milano, il leader della Lega aveva detto: “Al Ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos”. Il vicepremier aveva messo in evidenza la necessità di “una ricognizione sui rom in Italia per vedere: chi, come e quanti” sono. In pratica, aveva spiegato “rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un'anagrafe, una foto”. E proprio questa parola, “censimento”, aveva scatenato le dure reazioni dei partiti della sinistra e di alcune realtà del mondo associativo, in qualche caso rievocando addirittura i lager nazisti. A sera, era arrivata una precisazione del leader della Lega: "Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom. Intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza". Parole che avevano riscosso il sollevato plauso di Luigi Di Maio (alle prese con il subbuglio dell'ala sinistra del Movimento). “Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di schedatura e censimento degli immigrati perché se una cosa è incostituzionale non si può fare”, aveva ragionato il ministro del Lavoro. Oggi, dunque, al ritorno di Salvini sul punto, il dibattito si è riacceso. Roberto Maroni, già ministro dell'Interno, ha approvato l'idea: “Ho già seguito questa strada, non sui rom ma sui campi nomadi”. E ancora: “per questo ritengo giusta l'iniziativa di Salvini, che sta facendo bene il suo lavoro di ministro”. Il Presidente leghista della Lombardia Attilio Fontana ha osservato: “penso che quando il ministro Salvini parla di censimento intenda sottolineare la capacità di individuare le persone che vivono sul nostro territorio”. Levata di scudi, invece, dalla sinistra politica e intellettuale. Roberto Saviano, intervenendo a Radio Capital, ha puntato il dito sul ministro dell'Interno: "Cerca carburante da questo continuo tentativo di scandalizzare, di puntare sul politicamente scorretto. Sembra un adolescente che usa parolacce al solo scopo di provocare. E utilizza un'immagine di padre a protezione del suo essere inumano”. E Roberto Speranza, deputato di Leu, è andato oltre e, anticipato dalle agenzie di stampa, ha preparato una denuncia per istigazione all'odio razziale ai sensi della legge Mancino.

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