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Il lapsus rivelatore del premier forcaiolo

La Camera vota la fiducia al governo con 350 sì, quattro in più del previsto. Ma Conte inciampa sulla "presunzione di colpevolezza" e sul fratello di Mattarella

Antonio Rapisarda
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Dopo il via libera del Senato, il governo Conte ha incassato la fiducia della Camera con 350 sì (quattro in più dei calcoli ufficiali: ossia i voti di Vittorio Sgarbi, degli espulsi dai 5 Stelle e degli esponenti del Maie) contro 236 no (provenienti da Pd, Forza Italia e Leu), mentre 35 (quasi tutti di Fratelli d'Italia) sono stati gli astenuti. Nonostante fosse scontato che a Montecitorio, numeri alla mano, per l'esecutivo sarebbe stata una passeggiata, la giornata di ieri è stata decisamente più complicata e movimentata per il premier espressione della maggioranza 5 Stelle-Lega. E forse anche per questo motivo - una volta ufficializzato il responso - tutta la maggioranza e i ministri si sono stretti in un lungo applauso rivolto proprio a lui. Del resto a complicarsi la giornata, durante la sua replica pomeridiana, è stato Conte stesso incasellando due gaffe che non sono rimaste «impunite». «Voglio fare un ringraziamento a Sergio Mattarella - ha spiegato in apertura disapprovando le critiche violente rivolte al Capo dello Stato nei giorni scorsi apparse sul web -. Una delle cose che più mi ha addolorato nei giorni scorsi è stato l'attacco sui social alla memoria di un suo congiunto e questa è una cosa che mi è dispiaciuta». Un'omissione, quella del nome del fratello del presidente assassinato dalla mafia, che ha spiazzato e che è stata sottolineata con grande disappunto da Graziano Delrio: «Piersanti - l'ha bacchettato l'esponente dem -. Si chiamava Piersanti...». Stesso discorso, passato inosservato ai presenti ma non ai cronisti, è stato...  SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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