SCONTRO NELLA MAGGIORANZA

Bagnai "rinvia" la Flat tax per le famiglie. Poi Siri lo corregge

Carlantonio Solimene

Flat tax sì, ma "a rate". Alberto Bagnai, economista anti-euro entrato in Parlamento con la Lega e ora in pole per ricoprire il ruolo di sottosegretario del Tesoro, svela dai microfoni di "Agorà" il piano del governo per arrivare alla riforma fiscale promessa in campagna elettorale. La "tassa piatta", nelle intenzioni della maggioranza, dovrebbe entrare in vigore in diverse fasi. La prima, nel 2019, coinvolgerà solo le imprese. Mentre la seconda, quella per le famiglie che dovrebbe prevedere due aliquote al 15 e al 20%, vedrà la luce solo successivamente, nel 2020. Un parziale "stop" che scatena le critiche dell'opposizione. Anche perché, sostengono dal Pd, lo sgravio delle tasse per le imprese è stato già varato dai governi Renzi e Gentiloni. "È inconcepibile un livello di ignoranza e approssimazione simile - attacca il parlamentare Dem Luigi Marattin -. La flat tax sui redditi di impresa esiste da qualche decennio. Prima si chiamava IRPEG, e ora si chiama Ires, e tassa proporzionalmente i redditi delle società di capitali. E a ridurla - dal 27,5% al 24% - è stato il governo Renzi. Nel caso il futuro sottosegretario Bagnai si riferisse, invece, agli utili di impresa delle società di persone, anche quella esiste già: si chiama Iri, e l’ha fatta sempre il governo Renzi". Ma a criticare Bagnani sono anche gli ex "alleati" di Forza Italia: "Sono chiacchiere che già disattendono il loro contratto e certamente disattendono il programma del centrodestra. Si stanno già suicidando" attacca l'ex ministro della Pa Renato Brunetta. Più articolata la posizione della vicepresidente della Camera Mara Carfagna: "Il dibattito sulla flat tax - se sia meglio partire dalle imprese o dalle famiglie - trascura una delle più dolorose emergenze, ovvero la precarietà e l’iniquo carico fiscale a danno dei giovani che cercano coraggiosamente di farsi strada con micro-imprese o imprese personali, ovvero centinaia di migliaia di giovani free-lance, professionisti, lavoratori atipici e precari. E in moltissime famiglie italiane c’è una ragazza o un ragazzo che combatte fra mille ostacoli che deprimono la sua intraprendenza. Ecco perché ho presentato una proposta di legge per innalzare a 50mila euro di reddito annuo la soglia per professionisti e piccole partite Iva per aderire al cosiddetto regime forfettario (regime dei minimi) che già prevede una tassazione piatta del 15% sostitutiva di Irpef e Iva. Significherebbe estendere la flat tax a tanti giovani professionisti oggi intrappolati sotto la soglia dei 30mila euro lordi e aiutarli a crescere senza subire salassi fiscali. La misura è sostenibile, costa circa 250 milioni di euro annui interamente coperti con tagli di sprechi e spese improduttive". Nel corso del suo intervento ad Agorà, Bagnai ha anche escluso che il governo possa sfruttare l'aumento dell'Iva per finanziare alcuni degli impegni presi in campagna elettorale. Un'ipotesi che si era fatta strada dopo la nomina a ministro dell'Economia di Giovanni Tria, non ostile in passato a questo scenario. "Il discorso dell’aumento dell’Iva è assolutamente fuori discussione - ha detto il parlamentare del Carroccio - e quell'ipotesi si riferisce ad un articolo che il professor Tria scrisse prima di entrare a far parte della squadra di governo". Nelle ore successive a contraddire quanto svelato da Bagnai è stato il collega di partito Armando Siri: "Non è vero dal prossimo anno la Flat Tax entrerà in vigore solo per le imprese, ci sarà anche per le famiglie. Poi tutto sarà a regime per il 2020. Si deve partire con degli step: il sistema è diverso perché la Flat Tax per le imprese c’è già e noi la estendiamo anche alle società di persone, alle Partite Iva etc... Si tratta già di una riforma storica perché viene trasferito a cinque milioni di operatori quello che oggi è solo per 800mila imprese, visto che solo le società di capitali hanno la Flat Tax. Poi per le famiglie cominceremo già dal 2019 con dei paramentri che andranno a perfezionarsi nel 2020 fino a completarla». Inizialmente saranno favorite le famiglie con molti figli. "Si parte con le famiglie numerose" spiega Siri, "vediamo se con due o tre figli, stiamo studiando il dossier". Il primo step per il parlamentare del Carroccio "costerà più o meno 30 miliardi di euro".