Per chi suona la campanella
Il giuramento dei dilettanti al governo
Le invettive contro il presidente della Repubblica hanno lasciato il posto ai sorrisi. La crisi istituzionale più grave e lunga di sempre appartiene ormai al passato. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i diciotto ministri giallo-verdi hanno giurato di fronte al capo dello Stato al Quirinale. Tutti gli occhi e le telecamere erano per Paolo Savona, il ministro della discordia spostato in extremis dall’Economia agli Affari europei. Quando si è trovato davanti a Mattarella, per il giuramento di rito, gli ha sussurrato uno stringato «grazie presidente». Poi si è chiuso in un silenzio monacale. La giornata è filata via liscia senza patemi. Gentiloni ha consegnatol a campanella a Conte con grande cordialità, tutt’altra storia rispetto al gelido distacco di Letta nei confronti di Renzi quattro annifa. I veri protagonisti di ieri erano senza dubbio Salvini e Di Maio. I ministri dell’Interno e del Lavoro, e allo stesso tempo vicepremier, si sono seduti accanto e hanno assistito alla cerimonia scambiandosi ripetuti sorrisi d’intesa come due buoni amici. Il primo pensiero di Di Maio, intercettato dai giornalisti, è stato per il suo mentore: «Grazie di cuore a Beppe Grillo, lo incontrerò domani per goderci insieme questa vittoria». Poi si è ricordato del nuovo impegno che lo attende. Ha assicurato che metterà mano al Jobs Act e ha aggiunto: «Ora al lavoro per creare posti di lavoro». Ma c’è subito chi gli ha fatto notare che il copyright non è suo: «Quella frase è di Silvio Berlusconi, del 14 febbraio 2018», ricorda il deputato di FI Giorgio Mulè... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI