I due leader

Salvini: "Ora a casa i migranti che delinquono". Di Maio e la dedica a Casaleggio

Davide Di Santo

"Sono felice di fare il primo intervento da quasi ministro. Il mio impegno riguarderà la sicurezza di 60 milioni di italiani. Non vi nascondo che a casa loro sarà una delle nostre priorità". Il leader della Lega Matteo Salvini festeggia a Sondrio la nascita del governo gialloverde. "Quindi porte aperte in Italia per la gente perbene, ci vorrà pazienza e impegno. Sarò il ministro di tutti - ha aggiunto - spero di girare tutto il Paese per la sicurezza, combattendo mafia e 'ndrangheta". Salvini chiarisce subito la linea del Viminale: "Voglio dare una sforbiciata ai cinque miliardi di euro che ogni anno spendiamo per mantenere gli immigrati", ha detto sottolineando che "'a casa loro' sarà la nostra priorità. Porte aperte alla gente per bene, un biglietto di sola andata per chi viene a far casino, piano piano ci riusciremo". Il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, vicepremier al pari di Salvini e minsitro del Lavoro, nel primo commento su Facebook ha dedicato il risultato al cofondatore insieme a Beppe Grillo: "Grazie davvero a tutti. Il Governo del Cambiamento è realtà! Dedichiamo tutto questo a Gianroberto Casaleggio. Vi abbraccio tutti! Ci vediamo domani!".  LA TRATTATIVA INFINITA - Si sono annusati, poi amati, poi lasciati (con il sospetto, per di più, che uno fosse stato 'fregato' dall'altro), poi di nuovo trovati per fare pace (armata?) e organizzare il governo del cambiamento. Luigi di Maio è lo stesso che voleva mettere sotto stato d'accusa il presidente della Repubblica ma che proprio dal Presidente della Repubblica si è presentato a mano tesa per vedersi indicare una via d'uscita; Matteo Salvini è lo stesso che urlava il suo sdegno nelle piazze, rovesciava sul capo dello Stato la responsabilità dell'impennata dello spread e invocava le elezioni perché così la Lega avrebbe fatto incetta di voti e sarebbe diventata la prima forza del Paese. E adesso? Adesso, dopo una capriola plastica, di Maio e Salvini sono dove volevano essere: ma dovranno imparare a coltivare fiducia reciproca. Non sarà facile. Qualcosa è successo nelle ultime 24 ore se il contratto è stato sottoscritto, il nodo-Savona sciolto con l'escamotage quirinalizio, la figura di Giovanni Tria scovata in qualche antro nascosto per il dicastero dell'Economia, Carlo Cottarelli immolato sull'altare di un esecutivo politico e non tecnico. E' difficile stabilire chi abbia più meriti, tra Luigi e Matteo, ma è fuori discussione che di Maio abbia avuto la cocciutaggine e il coraggio per infilarsi nello spiraglio lasciato aperto da Sergio Mattarella, recordman di pazienza. Salvini ci ha messo un po' ad abbandonare la trincea per accomodarsi al tavolo delle trattative, accettare il pass(ettin)o di lato del professor Savona, 'dare buca' a una serie di comizi in Brianza per ricomparire solo a Sondrio a tarda sera."Ci sono le condizioni per un esecutivo politico", la dichiarazione congiunta che dopo quattro ore di faccia a faccia ha fatto capire che sì, dallo stallo si era passati alla svolta e che da lì in avanti sarebbe stata tutta discesa dopo 88 giorni di salita impervia, con tornanti peggiori del Tourmalet, con Facebook trasformato in magafono di umori, a volte in corpo contundente. A stretto giro di posta, di Maio sarà ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Salvini degli Interni, entrambi vicepresidenti del Consiglio, i 'diarchi' del cambiamento promesso. Potranno rovesciare, ribaltare, modificare: a modo loro, senza più alibi per "migliorare la vita degli italiani" (cit. Conte). Ma con lo sguardo addosso dell'Europa.