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Nasce il Partito di Di Maio & Casaleggio

Grillo, Di Battista e altri fuori dal nuovo soggetto voluto dall'aspirante premier. Scoppia la grana Tav (che Giggino boccia) e sull'Ilva è giallo "giudici ricusati

Luigi Bisignani
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Caro direttore, dopo la prima notte di nozze tra Di Maio e Salvini, prepariamoci a vedere volare i piatti in casa 5Stelle. Prenderà corpo il PDM, Partito di Di Maio, sponsor Casaleggio, star Spadafora e Casalino, che divorzierà dagli ortodossi del Movimento, i fedelissimi di Grillo: Roberto Fico, presidente della Camera, che diventerà per Di Maio quello che è stato Gianfranco Fini per Berlusconi, e Alessandro Di Battista, mandato in esilio negli Stati Uniti ma pronto a tornare in campo per riprendere in mano il popolo del «Vaffa», disorientato dagli ultimi accordi con la Lega. I rapporti tra Grillo e Di Maio sono pessimi. I due praticamente si parlano solo a beneficio dei media, mentre la frattura tra lo stesso Grillo e Davide Casaleggio è totale, anche perché il padre, Gianroberto, non ha mai voluto accreditare il figlio alla corte del comico. Dopo la morte del guru visionario, Davide ha affinato una macchina organizzativa impeccabile, custodita in quei server da sempre interdetti a Grillo. Due gli uomini chiave: Pietro Dettori, figlio di un imprenditore sardo, cuore e anima della piattaforma Rousseau che, con il voto online, ha dato l'ok al governo Lega-5 Stelle prima ancora del via libera del Capo dello Stato, creando un vulnus del quale parleranno a lungo i costituzionalisti; Luca Eleuteri, un ingegnere informatico che lavorava nella società informatica Webegg quando Gianroberto era l'ad, prima di trasformare le performance teatrali di Grillo da business ad un caso politico, di cui dicono simpaticamente che diventerà il Carrai di Di Maio e Casaleggio, capace com'è a chiudere contratti. Le due fazioni che si contrastano all'interno del Movimento già polemizzano su come è stata portata avanti la trattativa con la Lega. In primis l'addio allo streaming e poi il grande malumore per aver messo da parte i temi legati alle nuove frontiere della rete. Un malumore tanto diffuso che, ad esempio, la neonata associazione di innovatori «Noi Copernicani», costituita con atto notarile digitale e che accoglie persone di ogni partito, chiede a gran voce un Ministro del digitale, figura presente ormai in quasi tutti i governi del mondo e clamorosamente assente dal contratto. Già sulle barricate pure gli avvocati contro le idee enunciate sulla giustizia, all'insegna dello slogan «non ci sono innocenti ma solo colpevoli da scovare». Sull'economia, poi, siamo all'anno zero. Si parla di aliquote al 15% e al 20% per la Flat tax, senza però dire quali siano le soglie di reddito in base alle quali scatta l'una o l'altra.  Ma si propone con decisione il taglio delle pensioni superiori a 5.000 euro, con tutta la burocrazia pronta a sparare a pallettoni. Stoccata finale alla Lega: da «Roma Ladrona» a «Roma Capitale». Appellandosi all'articolo 114 della Costituzione, si vuole restituire dignità alla città. Riuscirà Salvini a sopportare tutto questo? Fa ancora a tempo a stare fuori da un esecutivo dove dovrà confrontarsi, inevitabilmente, purtroppo con le vittime dei prossimi sbarchi sulle coste siciliane. Lasci, invece, condizionare dai suoi uomini le 230 nomine sul tappeto, dalla CDP alla RAI, e cerchi di riprendere un filo con Silvio Berlusconi, in vista di nuove elezioni politiche fra un anno, in concomitanza con le europee. Per quella scadenza, Grillo avrà capito che il PDM di governo ammazza il suo Movimento e lancerà il missile Di Battista. E Berlusconi? Se continua così, cullerà il suo progetto, mai accantonato, di un asse con il PD per arginare la deriva giallo-verde, giustizialista ed anti-euro.

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