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Il piano B? Accordo tra grillini e Pd ma Giggino fuori da Palazzo Chigi

Luigi Di Maio

Oggi la Casellati da Mattarella. Probabile che il Colle dia un nuovo mandato esplorativo a Fico. Renzi si tira indietro: "Tocca ai vincitori"

Pietro De Leo
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Avanti piano, quasi fermi. La sessione di consultazioni tenuta ieri dal Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha prodotto qualcosa, ma non troppo. Porta chiusa del M5S ad una coalizione di cui facciano parte Forza Italia e Fratelli d'Italia, che sarebbero però «accettati» come sostenitori esterni del governo. Ovvio che le dichiarazioni seguite non fossero di gioia. Considerando che, al di là delle esternazioni, in politica c'è sempre un mondo che continua a muoversi, e la trattativa non è naufragata. Ma un «piano B» in questo scenario, ha la sua dignità. E sta tutto nell'«altro forno» che il MoVimento 5 Stelle, ha continuato a rinfocolare, quello con il Pd. Ieri mattina, intervenendo a Rtl 102.5 Danilo Toninelli è stato molto chiaro: «Noi stiamo continuando a parlare con il Pd, abbiamo convergenza su alcuni temi e continuiamo a proporre di sederci al tavolo per scrivere un contratto di governo». Dalla parte Dem, i segnali che arrivano sono sparsi. Di sicuro, è sembrata un'apertura il fatto che Maurizio Martina abbia posto dei punti programmatici sul tavolo. C'è un'area, che fa capo ad Orlando, per non parlare di Emiliano, a cui si aggiunge lo stesso Veltroni, che spinge per il dialogo con il MoVimento. E vanno sottolineate le parole del Capogruppo alla Camera Graziano Delrio, il quale intervenendo a Cartabianca ha messo in evidenza come, secondo lui, qualsiasi ipotesi di accordo andrebbe sottoposta agli iscritti. Dal canto suo, però, Renzi nella sua e-news insiste nel mantra dell'«adesso tocca a loro», lanciando anche la prossima edizione della Leopolda. «Tocca a loro, come diciamo da sempre». E anzi, ieri ha rilanciato un suo vecchio mantra, quello della riforma costituzionale. È anche se è stata bocciata, ha detto, che ci troviamo nell'attuale situazione di stallo. E dunque, ora, al di là dei toni, si guarda all'ipotesi in cui questo turno di consultazioni, con il mandato esplorativo condotto dalla Presidente del Senato, dovesse andare male. Inevitabilmente, il «forno» del Pd arderebbe ancora di più. E presenterebbe la novità di un Luigi Di Maio indebolito e sfibrato sul piano politico dalla fallimentare opera di trattativa di questi giorni. Ciò, ridurrebbe di molto il suo potere contrattuale, e la rivendicazione della leadership, con gli interlocutori di sinistra. È questo, forse, ciò in cui spera Renzi continuando manifestatamente, al momento, a insistere sulla chiusura. Nel caso di un nuovo mandato esplorativo, le ipotesi potrebbero essere due: che sia affidato allo stesso Luigi Di Maio, oppure al Presi- dente della Camera, Roberto Fico; tuttavia quest'ultima ipotesi appare ben più ardua considerando che, di fatto, è minoranza interna. In ogni caso si farebbe davvero dura, per Luigi Di Maio, poter insistere sulla premiership. E allora sono due i nomi che girano. Uno è quello di Raffaele Cantone, compatibile con l'enfasi legalitaria dei pentastellati; l'altro di Enrico Giovannini, già ministro di Letta sì, ma non sgradito al Movimento.

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