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Caso Fazio, le carte che inchiodano la Rai sul contratto

L'accordo non è "conforme al codice dei contratti". Per l'Anac ci sono "criticità" e rischi concreti "di non conseguire l'equilibrio costi-ricavi"

Valeria Di Corrado
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Costi certi, a fronte di ricavi incerti. Secondo l'Autorità nazionale dell'anticorruzione la Rai si sarebbe arrischiata in un'operazione "spericolata" sul piano economico, firmando il 28 luglio 2017 un contratto con Fabio Fazio da direttore artistico, per un arco temporale di 4 anni (2017-2021), della trasmissione "Che Tempo che fa", da mandare in onda su Rai1 anziché su Rai3. Risulta «non conforme al codice dei contratti - si legge nella delibera dell'Anac – la stipula da parte di Rai spa del contratto preliminare con l'artista, prima, fra l'altro, che la società di produzione del format televisivo, con cui è stato poi stipulato il contratto definitivo, venisse costituita». «Le stime effettuate dalla Rai, a fronte di costi certi e contrattualizzati senza particolari alee, presentano ricavi pubblicitari stimati sulla base di risultati di ascolto che rappresentano obiettivi da raggiungere, ma che potrebbero subire variazioni si- gnificative in caso di variazioni di share che dovessero essere registra- te nel corso dell'intera programmazione. Infatti – spiega l'authority presieduta da Raffaele Cantone – in caso di mancato raggiungimento degli attesi livelli di audience, Rai Pubblicità dovrà presumibilmente compensare il maggior prezzo sostenuto dagli inserzionisti, producendo una riduzione degli effettivi ricavi prodotti dalla trasmissione». Si tratta di un «elemento di criticità del contratto, che non può essere giustificato (come ha fatto l'azienda) soltanto con scelte connesse alla tempistica dei palinsesti». Tali giustificazioni... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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