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L'annuncio di Salvini, Berlusconi e Meloni: "Andiamo uniti da Mattarella"

Da sinistra Meloni, Berlusconi e Salvini

Il centrodestra serra le file. Forza Italia e FdI accolgono la proposta lanciata dal leader della Lega

Dario Martini
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Il centrodestra andrà unito alla seconda tornata di consultazioni al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L'invito di Matteo Salvini è stato accolto dagli alleati Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Una mossa per far capire a Luigi Di Maio che qualsiasi tentativo di dividere la coalizione Lega-Forza Italia-Fratelli d'Italia non sortirà gli effetti sperati. L'iniziativa è stata presa dal segretario della Lega. Salvini, infatti, dai microfoni del Tg1 ha lanciato il seguente appello: "Chiederò a Berlusconi e alla Meloni di andare al Quirinale insieme per avere un'unica voce, per partire dal nostro programma, dal voto degli elettori. Non vedo l'ora di dar vita a un governo per cancellare la legge Fornero, ridurre le tasse e bloccare gli sbarchi che stanno riprendendo". Il segretario della Lega ha aggiunto un altro particolare decisivo: "L'unico governo che vedo possibile è quello del centrodestra unito con i 5 Stelle". Fratelli d'Italia ha accolto subito positivamente l'invito di Salvini. Poco dopo è arrivata anche la risposta di Forza Italia con una nota ufficiale: "Alle prossime consultazioni il centrodestra si presenterà unito con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi". La proposta di presentarsi uniti, invece che ognuno per sé come è avvenuto nel primo giro di consultazioni, è un chiaro messaggio ai 5 Stelle. Di Maio, infatti, proprio ieri al Quirinale, aveva spiegato che non intende dialogare con Forza Italia, mentre considera suoi interlocutori solo il Partito Democratico e la Lega. Con questo annuncio, Salvini fa capire che non intende staccarsi dall'alleato Berlusconi con cui si è presentato alle elezioni sotto la stessa bandiera del centrodestra. Ma è anche una mossa rivolta allo stesso leader di FI, per indurlo a cambiare atteggiamento nei confronti del M5S, più propositivo e meno critico. Intanto, il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, chiarisce meglio il concetto: "Se dovesse entrare tutto il centrodestra in un Governo con il M5S allora Di Maio dovrebbe accettare la leadership di un esponente del centrodestra, in particolare di Matteo Salvini. Ieri Berlusconi, dicendo che con i populisti non ci vuole andare, ha fatto un errore tattico. Ha detto quello che Di Maio voleva sentirsi dire. Ci dobbiamo muovere come centrodestra. Siamo rimasti sorpresi da una chiusura pregiudiziale sbagliata. I 5 milioni di voti di Forza Italia non sono né infetti né maleodoranti. Di Maio non può chiudere la porta in faccia. La nostra preferenza, il nostro sogno sarebbe Salvini premier, ma il principio fondamentale deve essere qualcuno eletto dal popolo. Deve finire l'epoca dei premier non eletti da nessuno. Serve un governo forte altrimenti dall'Europa si continuano a prendere ceffoni. Prima solo dalla Germania, ora anche dalla Francia, e questo non va bene". Anche sull'altro fronte, in casa PD, si discute sull'atteggiamento da tenere nei confronti della proposta di Di Maio. Andrea Orlando, ministro della Giustizia uscente, incarna l'anima del partito "dialogante", in contrapposizione con i renziani che spingono per una chiusura totale ai grillini. In mezzo a queste due area c'è il reggente Maurizio Martina, tirato per la giacca da una parte e dall'altra. "Nel partito ancora non è stata fatta una riflessione - dice Orlando - Renzi deve decidere se assumersi una parte della responsabilità della sconfitta o no. Se si assume la responsabilità, anche attraverso le dimissioni, deve consentire a chi ha l'incarico pro tempore di svolgere il suo lavoro". Dar. Mar.

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