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Di Matteo dalla Raggi fa un comizio contro Berlusconi

Il magistrato lancia accuse mai provate: "È decisivo nonostante le sentenze per mafia". Ma Silvio non è mai stato condannato

Luca Rocca
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«Come si fa a pensare e sostenere che la questione mafiosa sia locale, quando abbiamo avuto delle sentenze, anche passate ingiudicato,in ordine ai rapporti significativi del sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti con le famiglie mafiose palermitane o alla intermediazione assicurata per almeno 20 anni dall'ex senatore Marcello Dell'Utri e alla stipula dei patti a cui lui ha contribuito tra l' allora imprenditore Silvio Berlusconi e i capi mafia delle famiglie siciliane?». Parole pronunciate ieri, nel corso del convegno «Mafia 2.0» che si è svolto in Campidoglio, dal pm Nino Di Matteo, oggi alla Direzione nazionale antimafia ma ancor applicato al processo sulla fantomatica «trattativa» fra lo Stato e la mafia. «C'è bisogno», ha aggiunto il magistrato, arrabbiato perché Berlusconi «ancora oggi esercita un ruolo importante e assume ruoli decisivi nella politica nazionale, anche di stretta attualità», della «primazia della politica nella lotta alla mafia». Da «cittadino che ha fatto una determinata esperienza nella lotta alla mafia», ha spiegato, «continuo a sognare una politica che sia in prima linea nel contrasto e non al traino dell' azione repressiva della magistratura. Ci sono dei comportamenti che ancor prima di essere descritti in una sentenza definitiva sono accertati e dovrebbero fare scattare delle responsabilità di tipo politico che invece nel nostro Paese sono state azionate»... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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