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Consultazioni, Mattarella: "Non c'è maggioranza serve tempo per un governo"

Il Capo dello Stato fissa il secondo giro la prossima settimana. Di Maio: "Nostri interlocutori Lega o Pd, incontrerò Salvini e Martina"

Silvia Sfregola
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Nulla di fatto, come previsto. Le forze politiche saranno richiamate al Colle tra una settimana, e il capo dello Stato, Sergio Mattarella, spera che una ulteriore pausa di riflessione aiuti alla formazione di una coalizione in grado di governare. Le consultazioni si sono chiuse con una fumata nera, anzi "nerissima" con i principali attori che sono rimasti arroccati sulle loro posizioni, acuendo i punti di contrasto. È Luigi Di Maio a a gettare benzina sul fuoco, sbarrando la strada non solo a Forza Italia ma a tutta la coalizione che per lui "non esiste". Gli unici interlocutori per il capo politico del Movimento 5Stelle sono quindi la Lega e il Pd: "Chiederò subito un incontro con Matteo Salvini e Maurizio Martina per parlare del contratto di governo". Per Di Maio resta in piedi quindi un patto alla tedesca, come quello siglato in Germania tra Spd-Cdu. Silvio Berlusconi, come da previsioni, chiude ai 5Stelle e apre al Partito democratico sottolineando che Forza Italia è "disponibile invece a partecipare con una presenza di alto profilo a soluzioni serie basate su accordi chiari, su cose concrete, credibili in sede europea". Il Cav non cita mai il movimento guidato da Luigi Di Maio ma il riferimento risulta chiarissimo: "Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi, giustizialismi, populismi e odio". Il Paese, spiega Berlusconi, ha bisogno di un governo "fondato su un programma coerente e, soprattutto, in grado di lavorare per un arco temporale adeguato". Questo governo "non potrà non partire dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodestra" e con alla guida "un premier della Lega". Di segno opposto Matteo Salvini, che conferma: "Non lavoriamo a governi raccogliticci o improvvisati, ma che duri almeno cinque anni". L'esecutivo, per il pallottoliere parlamentare, si può fare solo "coinvolgendo il M5s", perché la Lega - a differenza di Forza Italia - esclude il dialogo con il Pd. Salvini è uscito dopo una ventina di minuti di colloquio, definito "assolutamente positivo", dove "abbiamo espresso una linea costruttiva". Ad ogni modo, Salvini definisce "unitaria" la coalizione di centrodestra, e "lo abbiamo ribadito anche oggi". "Continuerò ad incontrare tutti, la prossima settimana anche formalmente", spiega Salvini, aggiungendo che «bisogna smussare degli angoli". Quest'ultima frecciata è per i 5 Stelle, e non è l'unica. Mentre il leader della Lega ha «già in mente quali sono le priorità, quale è la squadra", "l'ultima cosa che ci affascina è il dibattito "premier sì, premier no". Perché, ed ecco un altro affondo, "pare ci sia qualcuno che invece è pronto a parole ma non vuole dare un governo a questo Paese". "Se ciascuno rimane sulle sue impuntature, sui suoi personalismi, sui suoi ragionamenti di partito, il governo non nasce. E l'unica soluzione, che ovviamente noi non ci auguriamo, è quella delle elezioni". Prima di Berlusconi e di Salvini, al Quirinale era salita la delegazione del Partito democratico, guidata dal segretario reggente Maurizio Martina. Uscendo, il dirigente dem ha sottolineato che "l'esito elettorale, per noi negativo, non ci consente di formulare ipotesi di governo che ci riguardino". A Martina sembra invece che "l'avvio della legislatura abbia fatto emergere una potenziale maggioranza", con una sostanziale intesa tra centrodestra e Movimento 5 Stelle, i quali dovrebbero "dire chiaramente" in che direzione stanno andando. Se esse "sono in grado di avanzare un'ipotesi di governo praticabile", "si facciano carico fino in fondo di una responsabilità". Il responsabile del Pd, però, ha anche lanciato un messaggio propositivo: "Abbiamo rappresentato al presidente alcuni temi essenziali per il Paese per il futuro dell'Italia che resteranno centrali nella nostra attività di minoranza parlamentare". I quattro grandi nodi, per il Pd, sono la questione sociale, la lotta alle diseguaglianze, quella del risanamento della finanza pubblica, l'impegno europeista. "Siamo pronti subito, in queste ore, a proporre l'estensione del reddito di inclusione - ha detto Martina - È possibile raddoppiare le risorse a disposizione per il Rei piuttosto che vagheggiare proposte irrealistiche".

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