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Dottore a chi? La carica dei senza laurea

Dai candidati premier al tesoriere grillino solo con la licenza media. Il "foglio di carta" non serve più. Neanche per fare carriera in Parlamento

Carlo Solimene
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C'era una volta il «pezzo di carta». Quello che per i genitori era necessario in ogni caso. Anche se, magari, il figlio voleva dedicarsi al commercio o tentare la carriera d'artista. Di una cosa, per lo meno, si era sicuri: per fare politica, per farla ad alto livello, la laurea era necessaria. Lo raccontavano le statistiche: la percentuale di laureati tra gli eletti all'Assemblea Costituente era intorno al 97%. Quella tra i parlamentari della prima legislatura del 91. Cifre importanti, specie se si considera che nell'Italia del dopoguerra a poter vantare un titolo accademico erano solo 422 mila persone. L'1% della popolazione totale. Negli anni la percentuale è ovviamente migliorata. Nel 2016 si è arrivati al 15,7% di laureati nella fascia d'età compresa tra i 15 e i 64 anni, restando però al penultimo posto in Europa, davanti alla sola Romania. Eppure in Parlamento la tendenza è stata esattamente l'opposta. Il punto più basso stato raggiunto nella XV legislatura (dal 2006 al 2008), quando a poter vantare un titolo accademico era poco più el 64% degli onorevoli. Poi la media è andata... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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