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M5S, Fico e la rivoluzione low cost. Alla Camera in autobus e rinuncia all'indennità

Roberto Fico

Silvia Sfregola
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In treno da Napoli a Roma e poi in autobus dalla stazione Termini a Montecitorio. L'elezione a presidente della Camera non cambia le abitudini di Roberto Fico. La terza carica dello Stato mantiene il suo profilo basso 'da cittadino' in pieno stile Movimento 5 Stelle. Una scelta che è la logica prosecuzione del suo discorso di insediamento. Sulla stessa linea anche il suo primo atto. "L'epoca dei privilegi è finita - annuncia al Tg1 - dobbiamo tagliare i costi della politica ed io voglio dare il buon esempio rinunciando alla mia indennità di funzione da presidente della Camera". L'approdo di Fico a Montecitorio fa esultare tutto il Movimento 5 Stelle. I due capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli in un post congiunto sul 'blog delle stelle' parlano di "momento importante che rimarrà impresso nella memoria di tutti noi". Il Parlamento ora "non sarà più il simbolo della Casta, ma la casa di tutti i cittadini", aggiungono. Niente più 'scatola di tonno' da aprire ma 'casa di vetro' da mostrare come simbolo dell'ideale pentastellato e del suo buon funzionamento. Sull'elezione di Fico però dal Movimento non manca una stilettata a Forza Italia. "Ha ottenuto 422 voti, pari a oltre i due terzi dei componenti dell'Aula", fanno notare dal M5S. Quindi "sono mancati circa una sessantina di voti rispetto ai numeri che ci sarebbero stati se tutte le forze del centrodestra avessero rispettato i patti come hanno fatto la Lega e Fratelli d'Italia". Questo, secondo la deduzione dei pentastellati, sarebbe "ulteriore dimostrazione del fatto che la coalizione del centrodestra non è per nulla compatta, contrariamente a quanto afferma Berlusconi". Un'accusa che viene rispedita al mittente da Forza Italia. "Nella partita per le elezioni dei presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio, il nostro partito ha mantenuto gli impegni presi con le altre forze politiche e non ha fatto mancare il supporto ai candidati unitari individuati dopo giorni di trattative", spiega Maria Stella Gelmini vice presidente vicario dei deputati azzurri."I capigruppo del Movimento 5 Stelle vadano a cercare i voti mancanti da qualche altra parte (magari anche in casa loro), ma non si permettano di mettere in dubbio la lealtà di Forza Italia", dice ancora. A prescindere dalle accuse reciproche il Movimento ha avuto ciò che voleva, la presidenza della Camera. Ora Fico, come terza carica dello Stato, sarà una importante carta da giocare anche nelle imminenti consultazioni di Sergio Mattarella per la formazione di un nuovo governo. "Ho grande fiducia nel presidente della Repubblica", dice ricordando il "colloquio cordiale" avuto sabato dopo la sua elezione. Parole di grande equilibrio che certificano la svolta istituzionale ormai acclarata del Movimento. Gli atti simbolici, invece, restano quello del ragazzo anima dei Meetup di Napoli che, nel lontano 2005, certo non poteva immaginare di diventare un giorno presidente della Camera.

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