Sgarbi contro tutti: "Non mi dimetto da assessore regionale"
Vittorio Sgarbi si scaglia ancora una volta contro i Cinquestelle. Non fosse bastata una campagna elettorale che ha visto sfidare Luigi Di Maio nel collegio di Acerra, sfida condita da una raffica di scontri verbali più o meno tollerabili, ora il tema dello scontro con il MoVimento è quello delle sue dimissioni da assessore alla Cultura della Regione Sicilia. A lanciare per primi il sasso sono stati i deputati grillini dell'Ars, che hanno presentato una mozione di censura contro il critico d'arte invitando il presidente della Regione, Nello Musumeci, a "provvedere senza indugio alla rimozione immediata ed alla sostituzione dell'assessore". "I continui e squallidi turpiloqui - hanno scritto i pentastellati - via social e le reiterate offese indirizzate, spesso in pose indecenti, ad attivisti, militanti e portavoce del Movimento 5 stelle e, soprattutto, contro Luigi Di Maio, uniti alla scarsissima produttività della delega assessoriale di Sgarbi si sono tradotti in un atto parlamentare che il M5s cercherà di portare in aula al più presto". "Sgarbi, col suo inqualificabile comportamento - ha detto capogruppo del M5S all'Ars, Valentina Zafarana - ha leso il decoro della Sicilia e dei siciliani. Più volte abbiamo chiesto a Musumeci di rimuoverlo, ma finora il presidente ha fatto orecchie da mercante, o, peggio, ha affermato di non essere la sua badante. Ebbene, in questo governo non può trovare spazio uno che ha bisogno di badanti. Se la richiesta di rimozione del M5S non è bastata a Musumeci, proveremo a fargliela fare dal Parlamento attraverso la nostra mozione di censura". Sgarbi non ha preso bene la faccenda e ha convocato una conferenza stampa. Salvo poi non presentarsi e affidare le sue riflessioni a un'intervista al quotidiano on line Sicilia Live: "Se Musumeci pensa che io sia un assessore del c... che mi cacci lui. Io non mi dimetto. Almeno non adesso" ha tuonato. "Mi sono rotto il c... di tutta questa prosopopea sulle mie dimissioni. Il patto tra Berlusconi e Musumeci era chiaro: me ne sarei andato solo quando fossi stato nominato ministro". Il 23 marzo ci sarà la seduta inaugurale della Camera dei deputati e "mi insedierò. Ma questo non significa che mi dimetterò entro quella data - aggiunge -. Prima dovrà riunirsi la Giunta per le elezioni e sancire la mia incompatibilità, poi avrò un mese di tempo per decidere. E solo allora, penso saremo già a maggio, potrei dimettermi. Raffaele Stancanelli ha avuto tre anni per decidere tra Senato e Catania, perché quindi Musumeci non mi riserva adesso lo stesso trattamento che ha riservato al suo migliore amico? Forse perchè gli serve il mio posto in giunta per tenere buona la sua maggioranza? Bene, allora che mi cacci lui". Solo qualche ora prima, in una trasmissione della Rai, Sgarbi aveva sostenuto una presunta omosessualità del capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio. Un'altra circostanza che ha causato profonde polemiche.