Caos Rosatellum, una pioggia di ricorsi sul nuovo Parlamento
Più di trenta non eletti contestano la ripartizione dei seggi
Un terremoto rischia di abbattersi a breve sul nuovo Parlamento, sotto forma di una pioggia di ricorsi dei non eletti contro il meccanismo di assegnazione dei seggi nei collegi plurinominali. Sostanzialmente, sarebbe accaduto che, attraverso il complicatissimo sistema di ripartizione delle poltrone di Camera e Senato previsto dal Rosatellum, alcuni collegi sarebbero stati premiati con meno eletti di quanto espressamente previsto dalla legge, a discapito di altri che, invece, avrebbero guadagnato un parlamentare in più. Questa circostanza, oltre a violare il principio della «proporzionalità» tra gli abitanti di una determinata area del Paese e i suoi rappresentanti nelle Camere, ha fatto ovviamente infuriare i «non eletti» che ritengono di aver perso ingiustamente la propria poltrona. E che ora, in attesa della proclamazione dei nuovi parlamentari, sono pronti a inondare di ricorsi i vari uffici elettorali regionali. Si vocifera di oltre una trentina di casi alla Camera e di almeno un paio al Senato. Ce n'è abbastanza, insomma, per aprire una querelle di non facile soluzione. Per comprendere la ragione delle proteste, va riassunto il meccanismo del Rosatellum. Che, se nella parte «maggioritaria» è semplicissimo (il seggio uninominale va al candidato che ha pre- so un voto in più degli altri), in quella proporzionale è molto più complesso. In pratica, il numero dei voti conseguiti da un partito a livello nazionale determina la somma dei seggi conqui- stati. Questi, però, devono essere poi ripartiti tra i vari collegi plurinominali dove le forze politiche si sfidavano, a seconda della percentuale ottenuta. E siccome è impossibile ottenere una di- visione perfetta, entra in gioco il meccanismo dei «resti». È qui che si verifica l'intoppo. Perché alcune liste ottengono in determinati collegi un seggio «eccedentario» ed altre ne hanno uno mancante. La legge, che prevede questa possibilità, stabilisce che il partito con un eletto in più lo perda laddove ha conseguito il minor quoziente di resti e lo «conceda» al partito che ne ha ottenuto uno in meno laddove quest'ultimo abbia raccolto il maggior quoziente di resti. Se tutto va bene, lo «scambio» avviene nello stesso collegio. Altrimenti arriva il vulnus. Un esempio per comprendere meglio: il sistema dell'attribuzione dei seggi al Senato nella circoscrizione Campania ha determina- to che al collegio plurinominale Campania 3 (Salerno e una parte della provincia di Napoli) siano stati assegna- ti sette eletti invece dei 6 previsti. Tutto ciò a discapito di Campania 2 (Napoli e la restante parte della provincia) che ne ha avuti 6 invece di 7. Di fatto, il voto di un cittadino napoletano ha «pesato» di meno rispetto a quello di un suo corregionale di Salerno. In appa- rente contrasto con l'articolo 47 della Costituzione che stabilisce come il voto sia «personale ed eguale, libero e segreto». Ma quante chance hanno i ricorsi di essere accolti? Qui occorre fare una distinzione tra Camera e Senato. Perché se l'articolo del Rosatellum riguardante i deputati prevede esplicitamente che per sistemare determinate idiosincrasie sia possibile «pescare» eletti anche da altri collegi, la stessa postilla manca nell'articolo riguardante il Senato. Per questo motivo, sarebbe soprattutto Palazzo Madama a rischiare «sconvolgimenti» a legislatura iniziata. Le incognite restano. Proprio sul caso del Senato, infatti, i funzionari del ministero dell'Interno contattati da «Il Tempo» sottolineano la portata di un altro articolo della Costituzione, il numero 57. Che prevede che «il Senato è eletto a base regionale» e «la ripartizione dei seggi tra le Regioni si effettua in proporzione alla popolazione delle stesse». Si fa riferimento solo alle Regioni, dunque, e non ai collegi. Uno «scambio» tra Napoli e Salerno, quindi, apparentemente non violerebbe la Carta. Altra storia sarebbe stata se il seggio perso in Campania fosse andato, ad esempio, all'Abruzzo. Si tratta di questioni giuridiche complesse, sulle quali non è detto che i vari uffici elettorali regionali istituiti presso le Corti d'Appello dei capoluoghi prendano le stesse decisioni. Non è escluso che qualcuno, proprio in virtù dei vari richiami alla Costituzione, non decida di investire della questione proprio la Consulta. In quel caso i tempi rischierebbero di allungarsi e di gettare un'ombra su tutte le prime scelte del nuovo Parlamento. Si vedrà. Non è questo il primo vulnus riscontrato nel Rosatellum. È noto il caso del Movimento 5 Stelle, che in Sicilia ha conquistato più seggi rispetto ai candidati schierati. Anche in questa circostanza le regole di Camera e Senato differiscono. I tre deputati mancanti verranno recuperati in altre regioni, come espressamente previsto dalla legge. Per quanto riguarda il senatore in meno, invece, in assenza di riferimenti legislativi c'è il serio rischio che la sua poltrona resti vacante per tutta la legislatura. Non sarebbe la prima volta. Nel 2001 anche Forza Italia vinse «troppo» e non riuscì a «riempire» tutti i seggi conquistati alla Camera dei deputati. Ne rimasero scoperti undici. E tali rimasero per cinque anni. Prodigi delle cervellotiche leggi elettorali italiane.