Berlusconi prova a stoppare Salvini: "Cacciare M5S". E punta sull'appoggio Pd
Nemmeno il tempo, per Silvio Berlusconi, di far filtrare come l'incontro di ieri sera a “casa sua”, a palazzo Grazioli, «si è tenuto in un clima cordiale» che la realtà delle cose riporta al centro le tensioni sempre meno celate con il nuovo azionista di maggioranza del centrodestra: Matteo Salvini. Se il candidato premier leghista, infatti, è tornato a tuonare oggi contro ogni ipotesi di apertura al Pd - e questo ci sta – a far lievitare la tensione con il leader di Forza Italia è il fatto che abbia rilanciato interlocuzione e scenari sulla suddivisione delle due Camera (e non solo) con il Movimento 5 Stelle. Tutto l'esatto opposto dei desiderata che il Cavaliere ha rilanciato ai parlamentari azzurri riuniti per il primo incontro post-voto. L'apertura della coalizione da parte di Salvini ai 5 Stelle? Da Berlusconi è vista solo in “uscita” («Io la porta ai grillini la apro solo per cacciarli»), mentre lo “scouting” verso questi pro domo governo è concesso («ognuno di voi diventi amico di un 5 Stelle e lo porti con noi...»). Ma ciò resta centrale – nonostante lo stop degli alleati, inclusa Giorgia Meloni – è l'auspicio dell'ex premier di un governo di centrodestra che, sui singoli temi, riceva l'appoggio di pezzi del Pd. La scelta privilegiata degli interlocutori, infatti, sarà decisiva per l'assegnazione delle presidenze delle Camere e – con tutta probabilità - per le alleanze di governo (qualsiasi forma prenda). Davanti alle accelerazioni dell'alleato leghista, da Forza Italia è giunto ancora più esplicito l'appello al rispetto del consenso elettorale sviluppato – nei collegi uninominali – con l'apporto di tutti. Tradotto: non solo il 37% è frutto del lavoro di tutti i partiti ma anche diversi parlamentari del Carroccio sono stati eletti col contributo determinante di tutta la coalizione. Per prevenire, allora, ogni tentazione di Opa leghista già nei gruppi parlamentari, Berlusconi – prendendo spunto da una richiesta storica di Fratelli d'Italia -, ha portato a casa un accordo contro i cambi di casacca: «Ieri sera con gli alleati abbiamo stretto un accordo perché non ci sia nessuna possibilità di passaggio da un gruppo all'altro all'interno della coalizione, né in Parlamento, né nelle amministrazioni locali». Berlusconi, però, non si è limitato a stoppare lo schema dell'alleato leghista. Davanti ai suoi parlamentari ha fatto intendere di credere fermamente in un governo di minoranza con il Pd che - questa la sua tesi - può approvare o emendare: «La mia linea è questa – ha spiegato -: è possibile non un accordo non organico con il Pd, ma una convergenza sui singoli provvedimenti». Che fare con gli alleati contrari? «Meloni e Salvini non sono d'accordo ma cercheremo di convincerli, ci vorrà ancora tempo, ha sottolineato l'ex premier». L'importante a suo avviso è non tornare alle urne adesso. Per un semplice motivo: «I 5 Stelle dal 32 potrebbero arrivare anche al 40 per cento. Bisogna evitare di andare a nuove elezioni, altrimenti i 5 stelle potrebbero rafforzarsi ancora di più».