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"Niente primarie". Ora il Pd ha paura dei propri elettori

Maurizio Martina e Matteo Orfini alla Direzione del Pd (LaPresse)

Carlantonio Solimene
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Reggenza a Maurizio Martina, no a fare la stampella di governi altrui e per ora niente congresso. Sono queste al momento le linee guida uscite dall'attesissima direzione del Partito Democratico, chiamata a interrogarsi sulle ragioni del flop elettorale e a discutere delle scelte future, a partire dalla guida del partito da individuare dopo le dimissioni di Matteo Renzi. La direzione si è aperta proprio con la lettura della breve lettera del segretario uscente. "Lascio ma non mollo" il senso delle parole di Renzi, anticipate da un'intervista al "Corriere della sera" aspramente contestata dalla minoranza orlandiana, "perché non è emerso lo straccio di autocritica per il risultato alle Politiche". La linea espressa da Maurizio Martina, che traghetterà il partito alla prossima assemblea guidando la segreteria uscente, è quella di nessuna alleanza con Cinquestelle o il centrodestra: "A noi spetta l'opposizione, a loro il compito di governare, così il Paese si renderà conto dell'irrealizzabilità delle loro promesse". Ma se sull'opportunità di restare all'opposizione si sono mostrati tutti d'accordo (seppur con alcune sfumature diverse, con Gianni Cuperlo che ha chiesto di "valutare un eventuale governo di scopo"), sulla decisione di rimandare il congresso e le primarie ci sono state diverse critiche. "Orfini - ha accusato il governatore della Puglia Michele Emiliano - è un artista nel cambiare le regole a seconda delle opportunità di vittoria che ha la sua parte. Siccome la sua parte ora ha possibilità di vittoria più contenute rispetto alle precedenti primarie, probabilmente ora vuole cambiare le regole, ma io penso sia impossibile, nel Pd, fare a meno delle primarie, anche perché il nuovo segretario deve avere la stessa legittimazione del segretario uscente: sarebbe un segretario di serie B se eletto in modo diverso". Di parere opposto Martina: "La prossima Assemblea Nazionale dovrebbe avere la forza di aprire una fase costituente del Partito Democratico in grado di potarci nei tempi giusti al congresso. Perché il nostro progetto ha bisogno ora più che mai di nuove idee e non solo di conte sulle persone. Ha bisogno di una partecipazione consapevole superiore a quella che possiamo offrire una sola domenica ai gazebo. Abbiamo bisogno di una lettura politica e culturale all'altezza del tempo che stiamo vivendo". Insomma, il Pd sembra spaventato dal voto per la segreteria che potrebbero esprimere i propri militanti. Meglio lasciare la decisione sulla guida all'assemblea.

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