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Berlusconi non arretra: "Resto io il regista del centrodestra"

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini

Silvia Sfregola
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Berlusconi e Salvini, Salvini e Berlusconi. La dicotomia del centrodestra resiste e schiaccia la coalizioni su due leader che ammorbidiscono i toni, ma difendono il terreno di azione. I risultati elettorali per l'ex Cav sono stati una vera e propria delusione. Il suo silenzio per due giorni dalla chiusura delle urne, annoverandolo come unico leader che non aveva commentato il voto, è stato indicativo. Poi la riunione ad Arcore con lo stato maggiore del partito, i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, i fedelissimi Licia Ronzulli, Sestino Giacomini, Niccolò Ghedini e soprattutto Antonio Tajani, per fare il punto sulle mosse da mettere in campo e soprattutto per decidere come muoversi sul prossimo appuntamento, quello importante dell'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Una road map concordata e con l'obiettivo di dimostrare che il partito c'è. Berlusconi infatti ha fissato per il 14 marzo una riunione, che si svolgerà nella sala della Regina a Montecitorio, con i neoeletti deputati e senatori per illustrare e condividere la linea politica del movimento per la nuova legislatura. La posizione di Forza Italia, espressa dal presidente durante la riunione con i suoi è quella di "non farsi mettere in un angolo" dalla Lega, anche perché conti alla mano i seggi ripartiti a Camera e Senato tra le due forze centrali non mostrano lo stesso distacco, che invece è stato netto, nelle percentuali di consensi. Berlusconi, in un videomessaggio, ha avvertito infatti Salvini: «La nostra coalizione è risultata la prima formazione politica e questo deve essere determinante per ricevere l'incarico di governo. Sono felice per Matteo Salvini, sono felice per la Lega con cui siamo stati per lunghi anni al governo e con la quale governiamo regioni importanti». Attenzione però «confermo nel rispetto verso gli alleati e dei patti intercorsi rimango leader di Fi, sarò il regista del centrodestra e il garante della compattezza della coalizione». Insomma, l'ex premier non molla ed è netto guardo alle prossime consultazioni: «Ora sta al Capo dello Stato assumere una decisione. Noi contiamo sul suo equilibrio e sulla sua saggezza» e «sono sicuro che grazie al centro-destra e al ruolo centrale di Forza Italia sapremo dare risposte positive e concrete alle emergenze del nostro Paese». Dal canto suo, Salvini ha indossato i panni di premier, accompagnando il passaggio di consegne tra Attilio Fontana e Roberto Maroni. E proprio sotto il Pirellone ha messo le cose in chiaro: «Ho fatto una campagna elettorale in lungo e in largo per Salvini premier. Ci hanno dato 12 milioni di voti come coalizione, 5 milioni alla Lega e poi mi dicono cosa fai, ti scansi? No», ha ribadito commentando l'ipotesi di un passo indietro nel caso la coalizione convergesse su un altro nome. Indicativa, quanto sibillina, l'apertura di Salvini alla sinistra, quella che non è più rappresentata da Matteo Renzi che, sostiene Salvini, è «vittima della sua arroganza». Il leghista non ha dubbi «vedremo di raccogliere quella forza, quella passione di ascoltare gli artigiani, gli operai, i precari che qualcun altro ha perso». L'alleanza tra Lega e M5S, insomma, non è praticabile per "capo", anche perché trasformerebbe la grande vittoria alle urne, con un consenso passato dal 4 al quasi il 18 per cento, in una sconfitta entrando in una coalizione dove il Carroccio rischierebbe di essere ostaggio di minoranza del pentastellati. Salvini ci crede: «Non entro nel merito delle prerogative del presidente della Repubblica, che è uomo in grado di rispettare la volontà elettorale e sa benissimo chi può avere i numeri per governare e chi no». E ha annunciato: «Sono contento della compattezza del centrodestra. Andremo insieme al Quirinale e insieme siamo pronti a governare». Ora bisognerà vedere se al Colle Berlusconi ci sarà e se sarà al fianco di Salvini.

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