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Elezioni, l'esordio del tagliando antifrode tra code e incertezze

Silvia Sfregola
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Il tagliando antifrode chiamato a garantire l'autenticità delle schede per votare Camera e Senato ha fatto il suo esordio in questa tornata elettorale e non è andata proprio benissimo: tutta colpa dei nuovi passaggi burocratici - e qualche incertezza sulla nuova procedura - che hanno rallentato notevolmente le operazioni di voto, facendo creare file ai seggi anche di oltre un'ora e qualche protesta da parte degli elettori che si chiedevano perché non dovessero infilare da soli, come accadeva di solito, la scheda delle urne. Secondo la nuova procedura, infatti, ogni scheda è dotata di un apposito tagliando removibile dotato di un codice progressivo alfanumerico, che viene annotato al momento dell'identificazione dell'elettore. Espresso il voto l'elettore, consegna la scheda al presidente del seggio. È il presidente che stacca il "tagliando antifrode, e, solo dopo aver verificato la corrispondenza del numero del codice con quello annotato al momento della consegna della scheda, la inserisce nell'urna. Una serie di passaggi che hanno richiesto più tempo del normale. Tanto che in serata il Viminale ha dato indicazione, per velocizzare le operazioni di voto, di consentire anche ai vicepresidenti di seggio di aiutare i presidenti nelle operazioni di verifica del tagliando presente nelle schede per la Camera dei deputati e per il Senato della repubblica. Non sono mancate poi le proteste di chi chiedeva spiegazioni sul perché non potesse 'imbucare' la scheda da solo, come al solito e chi aspettava, giustamente, di vedere il presidente concludere le operazioni e depositare effettivamente il proprio voto nelle urne prima di andar via. Non sono mancati errori, a partire da quello di Pierluigi Bersani che ha infilato direttamente le proprie schede nelle urne senza passare per il controllo del presidente di seggio e quindi senza rimuovere il famigerato tagliando.

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