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L'occasione persa sugli statali

Raffaele Bonanni
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Non capitava da anni e anni una sventagliata di provvidenze a mezzo Finanziaria di fine anno, pur di assecondare ogni richiesta di clienti dei parlamentari della maggioranza di governo. A dire il vero, la differenza c'è con il passato: dai miliardi, si è passati a pochi milioni per argomento, per accontentare tutti, o quasi. Se poi i provvedimenti non hanno alcuna attinenza con le urgenze del paese, poco importa; ci sono le elezioni. Così è accaduto per il rinnovo del Contratto degli Statali, che non si rinnovava da una decina di anni. A fare da rottamatore, fu Prodi che si presentò al cospetto dei sindacati con faccia dispiaciuta, ma annunciando che non c'erano soldi per farlo. All'epoca, che il centrosinistra varasse una fase di disattenzione verso i travet, fece clamore; ma nel «translatlantico» del parlamento, ambienti dell'allora maggioranza, non facevano mistero che a vento cambiato nel paese, eventuali proteste dei dipendenti pubblici avrebbero più avvantaggiato che danneggiato elettoralmente. I cittadini, si pensava, fossero stufi di un apparato costoso con poca resa. Tanti anni sono passati e Gentiloni è sceso a miti consigli, e ha voluto chiudere la legislatura dando un segnale di inversione di tendenza rispetto al passato. Ma si sa, i guai finanziari sono tanti, e così si è deciso di concedere aumenti, ma lontani per quantità, a quelli stipulati in questi ultimi mesi dalle categorie di lavoratori privati. Dei Sindacati d'altronde non c'era molto da preoccuparsi: non potevano che approvare, lontani come sono stati da tempo, dai tavoli di confronto. Tant'è che hanno detto di sì, ringraziando anche. Le opposizioni sono venute dai Sindacati autonomi: ma meglio poco che niente. La parte normativa poi ha riguardato essenzialmente le ultime novità dei cosiddetti «diritti civili», come i congedi matrimoniali per coppie gay, sanzioni per molestie sessuali etc... Non potevano mancare, naturalmente, la possibilità di licenziare i fannulloni, e nonostante le numerose norme prodotte in questi anni, che a conti fatti non hanno prodotto «gatti per prendere topi». Si è ancora una volta riprecisato di dare premi a chi lo merita: almeno così si è detto. Si è annunciato la introduzione del libretto formativo, che dovrebbe favorire la formazione permanente, ma da ciò che si capisce siamo a distanze siderali dagli altri lavoratori: nel privato le imprese versano lo 0'30% della busta paga, per la formazione continua, ma nell'accordo di stanziamenti, e di rete per gestirla, non se ne parla. Eppure questo è il tema cruciale per ottenere dipendenti all'altezza della rivoluzione digitale, e le tecnologie in grado di offrire servizi attraverso nuova linfa dirigenziale, in grado di interpretare la evoluzione tecnologica in atto,e la nuova domanda di famiglie ed imprese. Non ci si è posti il tema dello Smart working, in assenza totale di una programmazione di modernizzazione. Insomma alla fine della storia, la Ministra Madia ha di gran lena sgombrato i propositi annunciati anni fa di rivoluzione, in verità confusi, e il Sindacato, dal canto suo, si è limitato a prendere ciò che gli è stato dato.

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