la politica degli annunci
Grasso critica le promesse. Ma poi le fa
«Voglio tornare a essere attivista, come lo ero a vent’anni». La nuova vita di Pietro Grasso, ex «ragazzo di sinistra» oggi presidente del Senato diventato leader di Liberi e Uguali comincia dall’hotel Ergife di Roma. All’assemblea nazionale del movimento, Grasso non lesina bordate a Matteo Renzi e al Pd, copiando dal leader laburista inglese Jeremy Corbyn quell’abolizione delle tasse universitarie che fa tanto promessa elettorale. Roba da Renzi o da Berlusconi, insomma. Eppure, le premesse di Grasso dal palco dell’Ergife lasciano presagire qualcosa di diverso. «Faremo proposte serie e concrete, a differenza delle irrealizzabili favole che raccontano gli altri partiti - spiega il leader di LeU - Renzi ha detto che vuole abolire il canone Rai dopo averlo messo in bolletta pochi mesi fa. Berlusconi ne ha dette così tante in 25 anni, scegliete voi la più clamorosa. Salvini per qualche voto in più se la prende con lo Ius Soli, e il MoVimento 5 Stelle cambia sempre idea. Noi siamo l’unica alternativa credibile». Dopo simile premessa magari qualcuno si aspetta che Grasso non inciampi anche lui nella pro- messa irrealizzabile fatta in campagna elettorale. Invece, il presidente del Senato ci casca. Eccome. «Aboliamo tutte le tasse universitarie, costa 1,6 miliardi di euro», annuncia trionfale. E aggiunge: «Si verificherà se manterremo la promessa o no. I figli dei ricchi che vanno nelle università private devono pagare anche per i figli dei poveri. Si carica sui sussidi alle aziende e attività che inquinano, non sulla fiscalità generale. Sono 25 anni che c’è Berlusconi, penso che di favole ne abbiamo sentite tante. Siamo troppo cresciuti per crederci ancora». Poi rincara la dose con l’abolizione del precariato: «La nostra battaglia sarà far tornare prevalenti i contratti a tempo indeterminato. Serve un nuovo contratto a tutele crescenti, che reintroduca le garanzie tolte dal Jobs Act. Gli altri aboliscono le tasse, noi aboliamo il precariato». Abbastanza scontato. Così come scontata è la lotta all’evasione fiscale. Chi non la annuncia in campagna elettorale? Anche Grasso non si esime: «Dobbiamo recuperare 50 miliardi, con una lotta senza quartiere all’evasione fiscale. Perché l’evasione è un furto di diritti». E sulle promesse elettorali inciampa anche Laura Boldrini, neonetrata in LeU e salutata con calore da Grasso. «Il programma - dice la Boldrini - è identità, non una serie di promesse campate in aria. Ce ne sono tante di promesse che è difficile anche ricordarsele tutte. Ma i cittadini non sono sprovveduti e sono in grado di distinguere chi dice la qualunque e chi invece cerca voti per realizzare qualcosa di concreto, costruire il Paese e la visione che si ha in mente. Mantenere gli impegni è fare ciò che si promette è il secondo punto. Il Paese ha bisogno di fare le cose giuste. Siamo tutti bravi a fare una riforma al mese - conclude - ma poi va messa in atto per essere credibili». Adesso si aggiungono anche le promesse di Grasso. Che sulle alleanze chiude ogni spiraglio a un’intesa col Pd: «Le alleanze faremo dopo il 4 marzo». Anche se Pierluigi Bersani si spinge un po’ più in là, ma con cautela: «Parliamo con tutti, tranne che con la destra». Confermata la linea dura sulle regionali. Anche sul Lazio. L’alleanza con il Pd e Nicola Zingaretti nel Lazio «sarà oggetto di valutazione», spiega Grasso, che aggiunge: «Si tratterà di prendere contatti con la base, che si dovrà esprimere, com’è nostro costume, e poi con Zingaretti». Ma l’ala ex Sel-SI è ben più netta. Per Nicola Fratoianni a livello nazionale «il giorno dopo il voto verificheremo programmi e rapporti di forza» e nel Lazio «il nostro giudizio sull’esperienza di Zingaretti non è positivo, non vedo proprio le condizioni per un’alleanza. Penso sia necessario avere un profilo chiaro e alternativo: ci confrontiamo ma non c’è alcuna decisione presa».