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Dell'Utri: "Smetto lo sciopero della fame ma non quello della terapia"

Davide Di Santo
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"Per motivi familiari smetto da oggi lo sciopero del vitto, mentre continuo quello della terapia. Lo faccio per sottolineare ancora il mio caso particolare, ma anche per evidenziare quello generale della 'sorveglianza' nelle carceri che non è in grado di soddisfare quel livello di sanità e umanità necessario per chi è affetto da gravi e pericolose patologie". Questo quanto scrive Marcello Dell'Utri, dal carcere romano di Rebibbia, in una lettera inviata a Nicola Porro in occasione dello Speciale "Matrix: Il caso Dell'Utri", in onda questa stasera in seconda serata su Canale 5. "Conosco casi di detenuti in condizioni peggiori delle mie e senza voce alcuna per farsi sentire - continua l'ex senatore - Sono in balia di una magistratura cosiddetta di 'sorveglianza' che spesso nulla sorveglia e giudica con la vista corta d'una spanna. Sono mesi che ho chiesto di parlare col 'magistrato di sorveglianza' ma non ho mai avuto risposta". "Ci tengo poi a ribadire che per me non chiedo alcuna grazia e invito anche a non prendere iniziative in tal senso. Ringrazio però quanti si sono mobilitati in mio favore sperando che qualcosa possa cambiare e mutare l'indifferenza in effettiva azione per migliorare le condizioni di una pena che spesso è una condanna alla dissoluzione della persona", conclude Dell'Utri. In migliaia hanno aderito all'appello de Il Tempo per la grazia all'ex senatore. Dell'Utri è in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, un reato che neanche esisteva al tempo a cui si riferiscono le condotte che gli sono state addebitate. Il Tribunale di Sorveglianza ha negato l'istanza di differimento della pena e Dell'Utri dovrà restare in galera nonostante i gravi problemi cardiaci a cui si è aggiunto un cancro alla prostata. Per questo Il Tempo chiede al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un gesto definitivo attraverso la grazia. Un appello di giustizia raccolto da migliaia di cittadini. 

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