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Il biotestamento è legge: via libera del Senato con 180 sì

Carlo Antini
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Il biotestamento è legge. Il Senato ha approvato in via definitiva con i voti di Pd e M5S (per un totale di 180 sì, 71 no e sei astenuti). Il testo è stato approvato senza modifiche rispetto a quello che aveva avuto l'ok della Camera lo scorso 20 marzo. Emma Bonino, seduta nelle tribune del Senato, insieme a Mina Welby e agli altri dirigenti dell'associazione Coscioni, si commuove. I senatori Pd e M5S si lasciano andare in un insolito, comune, abbraccio. Dopo otto mesi di stallo e aspre polemiche nella maggioranza tra Pd e centristi, il testamento biologico diventa così legge dello Stato. "Serve massima condivisione" dichiara il presidente del Senato, Pietro Grasso commentando l'approvazione del provvedimento. "Possiamo dire di aver assolto al nostro compito quando, in coscienza, decidiamo secondo criteri di responsabilità, cercando tutti insieme la strada di maggior condivisione possibile anche sulle questioni più divisive".  Anche Gentiloni, da Bruxelles, esprime soddisfazione: "Dal Senato via libera a una scelta di civiltà. Un passo avanti per la dignità della persona", cinguetta. Nei tweet e nei commenti che seguono l'approvazione dem e pentastellati si ritrovano ad usare le stesse parole. "Cinque anni fa un cittadino italiano non aveva il diritto di decidere il tipo di trattamento desiderato nel caso si fosse trovato in una situazione in cui non poteva più esprimere alcuna volontà di scelta. Ora è possibile. L'Italia, oggi, è un paese più civile #biotestamento", twittano i dem, rilanciati in rete da Matteo Renzi. "Il biotestamento è legge! - festeggia Di Maio - Il Parlamento è riuscito a dare ai suoi cittadini una norma di civiltà tanto attesa. Siamo orgogliosi che ci sia la firma del nostro Mantero e l'apporto di tutto il Movimento 5Stelle". "Il #biotestamento è legge dello Stato. È una giornata storica, una giornata che il nostro Paese aspettava da anni. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile raggiungere questo risultato", gli fa eco Roberto Fico. In aula FI e Ap votano contro, pur lasciando libertà di coscienza ai propri parlamentari. E se i cattolici si dividono, la Cei continua ad attaccare la legge: "E' una norma che ci lascia perplessi su tanti punti, come chiesa cattolica non possiamo riconoscerci in nulla - spiega don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute - E' un errore considerare alimentazione e idratazione come terapia. Bere e mangiare sono diritti inalienabili". Sotto accusa il ruolo del medico: "Deve avere la libertà di dire di non essere d'accordo. Questa legge toglie dignità alla professione medica. La vita non si norma", accusa.

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