Banca Etruria, Vegas tira in ballo la Boschi e lei insiste: "Non mi dimetto"
Il presidente Consob e gli incontri con l'allora ex ministro
La tempesta perfetta si scatena su Maria Elena Boschi dopo le parole del presidente di Consob Giuseppe Vegas che ha ammesso di aver parlato di Banca Etruria con l'allora ministra per le Riforme. Movimento 5 Stelle, Lega, Mdp e Sinistra italiana accusano l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di aver "mentito" al Parlamento, per questo pretendono le sue dimissioni e che non si ricandidi. Ma il Pd fa quadrato intorno all'ex ministra e Maria Elena Boschi affida a Facebook la propria difesa dove conferma "tutto quanto dichiarato" alla Camera il 18 dicembre 2015 quando fu discussa la mozione di sfiducia avanzata dalle opposizioni nei suoi confronti. "Non mi dimetto", dice la sottosegretaria a Otto e mezzo dove ha chiesto di essere invitata insieme a Marco Travaglio, avversario per antonomasia. Di lui dice: "Mi odia in quanto donna". E rilancia che vorrebbe essere candidata dal Pd alla Camera in Toscana: "Non lascio non perché sono attaccata alla poltrona ma perché sono attaccata alla verità". A Luigi Di Maio che la definisce "la Mario Chiesa della seconda Repubblica" dice che i suoi avvocati valuteranno la querela. "Le opposizioni - continua l'ex ministra - sono due anni che ripetono la stessa cosa, non ho mentito. Non c'è stato nessun favoritismo nei confronti di mio padre o della mia famiglia". Ragion per cui "non c'è conflitto di interesse". Ribadisce poi che "chi ha sbagliato paga", il mantra più volte ripetuto da due anni a questa parte, ma questa volta aggiunge: "Incluso mio padre, se ha commesso errori". Nella sua apologia, Boschi denuncia il tentativo di coprire la verità sul sistema banche usando "l'alibi" di Etruria. E sul numero di incontri su cui il presidente della Consob in commissione d'inchiesta è stato poco preciso, boschi ammette di aver visto "più volte" il presidente della Consob Giuseppe Vegas, ma di non aver "mai" esercitato "pressioni". Per questo ritiene di non aver sbagliato a parlargli, così come fece con Federico Ghizzoni, ex ad di Unicredit, il cui incontro fu rivelato da Ferruccio de Bortoli nel suo libro. Versione per altro poi confermata dallo stesso Vegas. "Non ho detto nulla che eccedesse il mio ruolo istituzionale, non ho chiesto favori, non ho chiesto nulla" dice boschi che racconta di aver discusso anche di quell'aggregazione tra Vicenza ed Etruria di cui "si discuteva sui giornali, ma non ci vedo nulla di strano". Non solo, la sottosegretaria precisa che il 29 maggio 2014 in una di queste visite il presidente di Consob le chiese "in modo inusuale" di vedersi a casa sua alle 8 del mattino e lei rifiutò, dicendo che dovevano incontrarsi al ministero o nella stessa Consob. A riprova della sua buona fede, sui social boschi pubblica l'intervento proclamato a Montecitorio in occasione della mozione di sfiducia. Ma la "versione di Boschi" diventa il pretesto per Alessandro Di Battista per attaccarla frontalmente su Twitter, dandole della bugiarda. "Dibba" le rinfaccia quel "Non c'è dunque alcun favoritismo, non c'è alcuna corsia preferenziale" pronunciato due anni fa da boschi di fronte ai deputati. "Parole tue - scrive il Cinquestelle - E invece chiami Vegas, ti fai ricevere a Milano e gli esprimi preoccupazione non per il sistema bancario (comunque eri Ministro per i Rapporti per il Parlamento) ma per la banchetta di famiglia". Boschi ribatte di fioretto, ingaggiando un duello su Twitter: "Ribadisco e confermo. Nessun favoritismo, nessuna corsia preferenziale. Leggiti come Vegas ha spiegato l'incontro: ha detto che era 'un incontro normale come con altri'. E ammettilo: il bugiardo sei tu". Tocca poi al candidato premier Luigi Di Maio chiederne le dimissioni e la non ricandidatura alle prossime elezioni, dopo averla definita "la Mario Chiesa della seconda Repubblica" che con Bancopoli la farà cadere - con riferimento al presidente del Pio Albergo Trivulzio che nel 1992 diede il là a Tangentopoli con cui crollò la prima Repubblica -. Più cauto Renato Brunetta che, dopo aver ricordato come Forza Italia votò contro la mozione di sfiducia a boschi, preferisce parlare di "improntitudine e mancanza di trasparenza" - e forse anche di "esperienza" - senza usare "parole grosse" come "menzogna" o "conflitto di interesse" per quanto riguarda tutto il governo, Matteo Renzi incluso. Non lascia vie di fuga la presidente di Fdi Giorgia Meloni che chiede le dimissioni anche del governo mentre la Lega con Roberto Calderoli fa una richiesta identica a quella dei Cinquestelle.