LE VOCI DELLA COALIZIONE

Pirozzi candidato, Giro (FI): "Si è autocandidato, fare il nome tocca a Forza Italia"

Pietro De Leo

«Quella di Pirozzi è un’autocandidatura e la consideriamo come tale». È il giudizio, espresso al Tempo, di Francesco Giro, senatore di Forza Italia, nome legatissimo al territorio del Lazio. Non si sbilancia... «Che vi devo dire? È una candidatura emersa in maniera unilaterale, ora il centrodestra si dovrà riunire, dovrà valutare tutte le ipotesi in campo. L’importante, però, è andare uniti. Anzi, lancio un appello a Pirozzi affinché non spacchi il centrodestra. Farebbe il gioco di Zingaretti, ne diventerebbe lo sponsor principale». Quindi Giro è per il modello Sicilia? «Certo. E dico una cosa: Musumeci non si è autocandidato, si è proposto, che è diverso, ha dialogato, a lungo, con i partiti, e si è trovata una sintesi. Lo stesso dobbiamo fare nel Lazio». Ha in mente un profilo di candidato ideale? «Sì: niente retorica della società civile, e questo è il primo punto. Dunque, un politico. Che abbia solida esperienza amministrativa, sappia dialoga- re con tutti i livelli di governo. E sia anche accreditato nel contesto europeo. Se poi ha avuto anche dei ruoli nei partiti, meglio ancora. Con tutto il rispetto, ma non mi pare che Pirozzi abbia queste caratteristiche». Un nome comparso nei rumors, nelle scorse settimane, è proprio Francesco Giro. È in pista? «Io non parlo di me. Un nome che vedo bene è sicuramente quello di Paolo Barelli, che è stato senatore ed è presidente della Federazione del nuoto, con grandi risultati in termini di medaglie. Oppure, perché no, anche quello di Claudio Faz- zone, coordinatore regionale, senatore, molti rap- porti con l’estero. Di certo, Forza Italia ha diritto di prelazione nell’indicazione del candidato». Perché? «Ci sono state tre candidature per il Lazio di Francesco Storace. Tre candidature di Alemanno per il Comune di Roma. Renata Polverini, che io sostenni a suo tempo, proveniva sempre dal mondo di destra. Forza Italia ha avuto soltanto Tajani nel 2001 contro Veltroni. Siamo 7 a 1, come nei tie break del tennis. Adesso la battuta tocca a noi».