SFIDA REGIONALI
Test Sicilia, pronto l'assalto
In Sicilia per le Regionali alle 19 è andato a votare il 36,39% degli aventi diritto. Un calo rispetto alle elezioni del 2012, dove nello stesso orario si era recato alle urne il 37,66% dei votanti. Nella rilevazione precedente, alle 12 l'affluenza era stata del 10,8%. Fino alle 22 sono chiamati alle urne circa 4 milioni e 700 mila elettori. I siciliani, sceglieranno il suo 31esimo presidente della Regione, la quarta volta da quando l'elezione è diretta. Lo scrutinio avrà invece inizio a partire dalle 8 di domani. Cinque i candidati a governatore: Nello Musumeci, sostenuto dalla coalizione di centrodestra (FdI-Noi con Salvini, Fi, Idea Sicilia, Diventerà Bellissima e Udc); Fabrizio Micari candidato del centrosinistra, a sostegno del rettore di Palermo, (Pd, Pdr-Sicilia Futura, Ap); Giancarlo Cancelleri, Movimento Cinque Stelle; Claudio Fava è il candidato della sinistra, (Mdp, Si, Possibile, Rc, Verdi, Psi); l’indipendentista Roberto La Rosa con la lista Siciliani liberi. Vengono eletti contestualmente il presidente della Regione e i componenti dell'Assemblea regionale. Questi ultimi successivamente voteranno per l'elezione del presidente del Parlamento siciliano. Si tratta della prima elezione con l'applicazione della legge costituzionale che ha tagliato da 90 a 70 il numero dei deputati regionali che resteranno in carica per 5 anni. SEGGI E ELETTI È previsto il "voto disgiunto", con l'elettore che può votare una lista regionale e una lista provinciale non collegate fra loro. E' proclamato presidente della Regione il capolista della lista regionale che ottiene il maggior numero di voti validi. Per quanto riguarda l'Assemblea regionale, la ripartizione dei seggi avviene con sistema proporzionale con correttivo maggioritario dei 70 seggi. Sessantadue sono attribuiti in ragione proporzionale sulla base di liste di candidati concorrenti nei collegi elettorali provinciali. Uno va al presidente di regione eletto; uno al capolista della lista regionale che ottiene una cifra di voti validi immediatamente inferiore a quella conseguita dalla lista regionale risultata più votata. I restanti, fino ad un massimo di 6, vanno ai candidati del "listino" regionale del Presidente eletto. Non sono ammesse all'assegnazione dei seggi le liste che abbiano raccolto meno del 5% dei consensi. NODO ASTENSIONISMO Un dato che preoccupa particolarmente i partiti e non solo, è quello dell'affluenza alle urne. Cinque anni fa i siciliani che andarono a votare furono il 47% degli aventi diritto. Un astensionismo che sembra destinato a crescere alla luce del fatto che, come sembra dagli ultimi sondaggi, il 26% dei siciliani non sa neanche che domani si vota. I CANDIDATI GOVERNATORE Sebastiano Musumeci detto Nello, candidato del centrodestra, è nato a Militello in Val di Catania il 21 gennaio 1955 ed è una delle figure più puramente politiche espresse dall'isola negli ultimi 40 anni. Entrato in politica giovanissimo, aveva 15 anni quando si iscrisse nelle file della Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Appena 5 anni dopo fu stato eletto consigliere comunale nel suo paese, sbarcando negli anni a venire nei Comuni di Gravina di Catania e Castel di Iudica, dove ha ricoperto anche la carica di vicesindaco in una coalizione di centro-destra. A 32 anni è stato eletto segretario provinciale del Msi a Catania. Coordinatore di Alleanza nazionale dal 2002 al 2004, ha subito diverse intimidazioni mafiose che lo hanno costretto a vivere sotto scorta per alcuni anni. Eletto all'Assemblea regionale siciliana, è stato presidente della Commissione regionale antimafia nel 2013 e nel 2015 Musumeci è tra i fondatori e leader del movimento civico siciliano "#Diventerà bellissima", così denominato per richiamare una frase di Paolo Borsellino rivolta alla Sicilia. Giancarlo Cancelleri, candidato del M5s, è nato a Caltanissetta il 31 maggio 1975. Diplomato all'Istituto tecnico per geometri è impiegato in una ditta metalmeccanica. E’ stato il promotore di un comitato contro il caro bollette, abbracciando fin da subito la "fede" grillina e partecipando attivamente al primo V-Day del Movimento 5 Stelle. Divenuto punto di riferimento con i Grilli Nisseni, nel 2009 si candida come sindaco della sua città, raccogliendo però poco più dell'1% dei voti. Nel 2012 fonda Scorta Civica a sostegno dei magistrati antimafia, che gli varrà il premio "Pippo Fava" per l'impegno civico. Nello stesso anno vince le primarie online del Movimento 5 Stelle per la scelta del candidato alle regionali in Sicilia: ottiene il 18,17% dei voti, con il movimento di Beppe Grillo primo partito dell'isola con 15 deputati d'opposizione al governo Crocetta. La sua seconda corsa a Palazzo d'Orleans è stata decisa dalla base grillina lo scorso 9 luglio al termine delle "regionarie online" del movimento, ricevendo 4.350 voti. Un risultato che è stato contestato da un altro ex attivista escluso dalla competizione, il quale ha presentato ricorso, ma che non ha inciso sulla scelta dei vertici del Movimento di correre con Cancelleri verso Palazzo d'Orleans. Fabrizio Micari candidato del centrosinistra, nato a Palermo il 14 febbraio di 54 anni fa è laureato in Ingegneria meccanica. Nel 2015 Micari si candida al ruolo di rettore dell'Ateneo palermitano e viene eletto con l'84% di preferenze. Carica che ha mantenuto, sollevando qualche polemica, ma dalla quale attualmente è sospeso. In passato ha rivestito i ruoli di direttore del Dipartimento di Tecnologia meccanica, produzione ed ingegneria gestionale dal 2008 al 2010, preside della facoltà di Ingegneria dal 2010 al 2013, presidente della Scuola Politecnica dal 2014 fino alle dimissioni del marzo 2015 dopo la decisione di candidarsi alle elezioni per il mandato di Rettore. Inoltre Micari ha presieduto l'Associazione italiana di tecnologia meccanica dal 2005 al 2009, il coordinamento della Meccanica italiana dal 2008 al 2014 e la Conferenza per l'Ingegneria dal 2012 ad oggi. La corsa per la guida della Regione Sicilia è la sua prima esperienza politica, dopo essere stato individuato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che lo ha proposto ai vertici del Pd indicandolo come l'uomo che avrebbe unito le varie anime del centrosinistra. Ma così non è andata. Claudio Fava è il candidato per la sinistra, nato a Catania 15 aprile 1957 e figlio di Giuseppe, assassinato dalla mafia nel 1984 per le sue inchieste pubblicate su I Siciliani. Politico e giornalista, Fava, laureato in giurisprudenza, dopo l'uccisione del padre ha raccolto la direzione de I Siciliani, collaborando successivamente con il Corriere della Sera, Il Mattino, L'espresso, l'Europeo, Avvenimenti e la Rai.Nel 1991 ha fondato, con Leoluca Orlando, La Rete, con cui è stato eletto deputato regionale con oltre 19mila preferenze. L'esperienza all'Ars è durata un anno: nel 1992 è volato a Roma, eletto deputato sempre con La Rete, raccogliendo 44.642 preferenze. Fava ha fatto anche parte del movimento Italia Democratica di Nando Dalla Chiesa. Nel febbraio 1999 è stato segretario regionale dei Ds di Veltroni venendo eletto eurodeputato nel 1999. Alle politiche del 2013 è stato candidato alla Camera dei Deputati ed eletto deputato, mentre il 22 ottobre dello stesso anno diventa vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia. Il 28 febbraio scorso Fava aderisce al gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista con cui il 4 settembre ufficializza la sua candidatura a presidente della Regione siciliana. Roberto La Rosa C'è anche un indipendentista in corsa per Palazzo d'Orleans, ed è il 61enne avvocato palermitano La Rosa. Tra i suoi punti programmatici, "l'indipendenza dello Stato di Sicilia con l'intento di uscire dall'Europa e dall'euro", il sostegno al reddito per i non occupati e le casalinghe, la costituzione di una scuola e di una moneta siciliane e la realizzazione della Zona economica speciale definita come area di uno stato in cui vigono norme fiscali, doganali e, in genere, inerenti la materia economica e commerciale, diverse che nel resto dello Stato. Per La Rosa la Sicilia "e' zona economica speciale per vocazione, e gia' lo sarebbe, in gran parte, se il suo Statuto d'autonomia non fosse stato bruciato da sentenze abrogative della Corte Costituzionale, ma applicato nella lettera e nello spirito".