Il Rosatellum diventa legge e Grasso abbandona il Pd: "Non condivide la linea del partito"
Fulmine a ciel sereno. Tale è la bomba esplosa stasera al Senato, dopo due giorni di tensione sulla legge elettorale, con le dimissioni del presidente Pietro Grasso dal gruppo del Pd e la decisione della seconda carica dello Stato di iscriversi al gruppo Misto. Nemmeno il presidente dei senatori Dem, Luigi Zanda, ne era al corrente tanto meno gli altri gruppi. Le cinque fiducie sul Rosatellum potrebbero essere fra le cause della determinazione, osservano in molti, anche se nessuna spiegazione ufficiale all'accaduto viene data. Grasso ha ritenuto, spiegano più voci, che quanto successo ieri ed oggi, con la blindatura della legge, non fosse corretto. Una decisione da uomo libero e di spessore, oservano alcune fonti dell'opposizione. Nessun posizionamento, sicuramente la dimostrazione di nessun attaccamento alle poltrone. Non si sbilanciano in Mdp, dove si parla di pieno rispetto per le autonome scelte del presidente. Ma, a quanto sembra, nessuno aveva il lontano sentore di quanto sarebbe accaduto a poche ore dall'approvazione della legge. Per un uomo di diritto come Grasso le modifiche alla Costituzione materiale del Paese, il metodo seguito, potrebbero aver inciso. E ancora: la prospettiva delle elezioni e un altro posizionamento? Non c'entrano un bel niente, è la risposta di fronte a chi ricorda le ipotesi, smentite, di candidature. Tensioni in Aula, c'è chi ricorda, oggi sembravano emergere quando il presidente dei Dem ha sottolineato, nel suo intervento, la necessità di sanzionare i protagonsti della bagarre che si è svolta ieri in Aula. Ma non manca anche chi, in ambienti della maggioranza a Palazzo Madama, pensa che il gesto eclatante possa anche preludere a una riflessione sul suo futuro percorso a sinistra.