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Napolitano annuncia: voterò la fiducia

Ma col Rosatellum bis non ci sarà alcuna maggioranza in Parlamento

Daniele Di Mario
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Il presidente emerito Giorgio Napolitano voterà la fiducia al governo Gentiloni sulla legge elettorale. I cinque voti di fiducia sul Rosatellum bis sono attesi per oggi. Napolitano, in passato, non aveva risparmiato critiche al segretario del Pd Matteo Renzi per la decisione del governo di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale. Questa mattina, però, nell'Aula di Palazzo Madama il senatore a vita fa una parziale retromarcia. «Il punto critico era ai miei occhi la totale inemendabilità della proposta di nuova legge elettorale - spiega Napolitano nel suo intervento sulla legge elettorale - Siamo sicuri che quella ora in votazione abbia un fondamento sufficientemente solido da proiettarsi in un orizzonte di ragionevole durata». Napolitano si sofferma anche sulla parte del Rosatellum che prevede l'indicazione del capo della forza politica e «soprattutto del capo della coalizione». La modifica auspicata «partiva dall'esperienza da me fatta come presidente della Repubblica degli equivoci da lì scaturiti sul piano degli equilibri costituzionali, adombrando un'elezione diretta del presidente del Consiglio». «Singolare e sommamente improprio ho giudicato il fare pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse l'intangibilitrà della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti», rimarca Napolitano. Intanto, mentre in Senato si discute sul Rosatellum, la nuova legge elettorale non scioglie i dubbi sulla governabilità. Se si votasse oggi con il Rosatellum, nessun partito e nessuna coalizione si avvicinerebbe neanche lontanamente alla maggioranza assoluta dei seggi. E anche un'ipotetica alleanza fra Pd e FI sarebbe ben lontana dall'avere i numeri per governare. L'unica possibilità per evitare che l'Italia, all'indomani delle elezioni, cada in una situazione di incertezza politica, sarebbe che un partito o una coalizione superasse il 40% dei voti. In quest'ultimo caso, la vittoria sarebbe schiacciante e agli avversari resterebbe un numero di seggi straordinariamente limitato. È quanto emerge dalla simulazione, realizzata da YouTrend per Agi. YouTrend tiene conto della distribuzione territoriale del voto in diversi scenari applicandola agli effettivi collegi uninominali ritagliati per il Senato dalla legge Mattarella e che, salvo variazioni, saranno utilizzate per la Camera. L'ipotesi da cui Youtrend parte è che con il Rosatellum si fronteggino le seguenti coalizioni: Centrodestra (FI, Lega, FdI, che nei sondaggi oggi hanno complessivamente il 32,9%); Centrosinistra (Pd e AP, che vantano 29,5%); M5S con il 27,6%; Sinistra (Mdp e Si, oggi stimati al 5,2%). Ebbene, non tenendo conto dei 12 seggi assegnati in base al voto degli italiani all'estero, la coalizione di centrodestra porterebbe a casa 221 seggi alla Camera, un centinaio in meno rispetto a quanto servirebbe per governare. Ancora più lontano M5S che non andrebbe oltre i 189 seggi, mentre la coalizione di centrosinistra, pur giovandosi dell'eventuale appoggio dei 4 seggi dei partiti autonomisti Svp e Union Valdotaine, arriverebbe a quota 186. Ma a far prevedere scenari di estrema incertezza all'indomani del voto è il fatto che anche l'ipotesi di una grande coalizione avrebbe numeri insufficienti. Pd, FI, Ap e i partiti autonomisti si fermerebbero ad appena 242 seggi. Per arrivare a quota 320, bisognerebbe che la quasi totalità dei candidati di centrodestra vincenti nei collegi uninominali (78 su 85) appartenessero a FI. Scenario, questo, alquanto improbabile.

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