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Rosatellum, il governo mette la fiducia. Mdp: "Gentiloni come Mussolini"

Rosatellum in Senato

Dario Martini
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Il Governo pone la fiducia sulla legge elettorale al Senato. Si svolgeranno domani a partire dalle 14 le votazioni di fiducia su cinque dei sei articoli del cosiddetto Rosatellum bis. Sono così cadute nel vuoto le proteste delle opposizioni dopo lo scontro già andato in scena alla Camera. Il voto finale sul provvedimento è atteso per giovedì mattina entro le 12.  Questa sera, alla ripresa dei lavori dell'aula, inizierà la discussione generale sulla fiducia che andrà avanti per tre ore e riprenderà domani mattina fino alle 14. A seguire ci saranno le dichiarazioni di voto e i cinque voti di fiducia. E' bene ricordare che la legge può contare su una maggioranza trasversale: Pd, Ap, Ala, Lega e Forza Italia. Questi due ultimi partiti dovrebbero uscire dall'aula perché al Senato l'astensione equivale ad un voto contrario. La decisione del Governo di chiedere la fiducia ha fatto infuriare le opposizioni. "Vergogna vergogna" hanno urlato dai banchi di Sinistra italiana sventolando cartelli con cui poco prima avevano manifestato in strada davanti a Palazzo Madama. Mdp ha reagito annunciando la sua "uscita formale dalla maggioranza". Nelle ore prima, infatti, Roberto Speranza aveva chiesto al premier Gentiloni di non porre la fiducia, "per evitare un'ulteriore violenza al Parlamento italiano". I senatori di Mdp Maria Cecilia Guerra, Federico Fornaro e Carlo Pegorer sono arrivati a paragonare il presidente del Consiglio a Mussolini: "Oggi Gentiloni è passato alla storia per aver battuto un triste primato: essere il primo Presidente del Consiglio dall'Unità d'Italia a porre la fiducia sulla legge elettorale sia alla Camera sia al Senato. Nel 1923, infatti, Mussolini pose la fiducia su di un ordine del giorno e su di un emendamento della legge Acerbo".

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