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Referendum bluff del Nord, Maroni e Zaia vogliono tutto il bottino

Da sinistra Roberto Maroni e Luca Zaia

Il governatore lombardo incassa una bassa affluenza e corteggia Gentiloni. Ma il collega veneto rilancia: "Ora statuto speciale". Il governo: "Impossibile"

Silvia Sfregola
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Luca Zaia, presidente del Veneto e Roberto Maroni, gover- natore della Lombardia. Volti complementari della domenica referendaria. Il primo, forte della sua grande affluenza alle urne, con oltre il 57% degli aventi diritto, a risultato acquisito ha rilanciato con enfasi il progetto autonomista, dichiarando che tra le richieste da avanzare allo Stato centrale ci saranno la trattenuta del 90% delle imposte e «l'evoluzione del Veneto in regione a statuto speciale» (cosa che però ha nella modifica della Costituzione, con tutti i tempi necessari, il suo presupposto invalicabile). Tanto che il sottosegretario agli Affari regionali, Gian Claudio Bressa, gli ha risposto: «È una proposta non ricevibile dal Governo, semmai di competenza del Parlamento». Roberto Maroni, al contrario, esce dalla consultazione con un'affluenza molto poco lusinghiera, che si aggira al 38%. In un day after ancora contrassegnato dalle polemiche sul voto elettronico, di cui il governatore ha difeso la funzionalità, una nota della Presidenza della Regione indica la tabella di marcia, che prevede l'adozione nei prossimi giorni di una risoluzione da parte del consiglio regionale. Quello sarà il primo atto formale della trattativa... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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