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Rosatellum bis, oggi la terza fiducia sulla legge elettorale

Sul voto finale rischio franchi tiratori

Silvia Sfregola
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Tra scontri in Aula e manifestazioni in piazza Montecitorio tra ieri e oggi il Governo ha incassato le prime tre fiducie poste sui primi tre articoli del Rosatellum bis. Questa mattina è arrivato il via libera dall'Aula della Camera anche alla fiducia sull'articolo 3 della riforma della legge elettorale. I voti favorevoli sono stati 309, quelli contrari 87 e gli astenuti 6. L'esame della legge elettorale si è svolta con l'aula semideserta, mentre da fuori Montecitorio urla e cori "onestà-onestà" venivano scanditi dai sostenitori M5S chiamati a raccolta contro "l'emergenza democratica". Per quanto riguarda le prime due votazioni, la maggioranza si è fermata a quota 307 in occasione del primo voto e a 308, ieri sera, con il secondo, grazie ai voti del Pd, di Ap, delle minoranze linguistiche e di alcuni deputati centristi. Sono usciti dall'aula e non hanno partecipano al voto Forza Italia e Lega, come già annunciato, per consentire al provvedimento di andare in porto. Voto contrario da parte di Mdp e FdI, mentre i pentastellati hanno deciso di disertare l'aula definendo il Parlamento "indegno di rappresentare i cittadini". Oggi alla maggioranza tocca la prova del voto segreto finale. Dopo il voto di fiducia sui primi tre articoli della legge e il voto degli emendamenti agli articoli 4 e 5, ci sarà il primo vero scoglio da affrontare, rappresentato dal voto finale sul provvedimento, a scrutinio segreto. I dem si dicono "ottimisti" ma già sono partiti i check incrociati, che coinvolgono anche Forza Italia, per ridurre al minimo possibile i franchi tiratori di entrambi gli schieramenti e dei piccoli partiti che sostengono il Rosatellum bis. Sulla carta ci dovrebbero essere circa 400 voti. Oltre ai 283 voti dem, ci sono i 22 sì Ap, i 58 di Forza Italia, i 19 della Lega, i 12 di Democrazia solidale-Centro democratico, i 15 di Sc-Ala (15), i 14 Civici e innovatori, gli 11 di Direzione Italia e poi Minoranze linguistiche (6), Psi (4), Udc (6). A "tradire" dovrebbero essere quindi più di 80 parlamentari. "La legislatura è finita sia che si approvi la legge sia che naufraghi - spiega un dirigente dem - anche 'il partito della poltrona' dovrebbe essersi ormai rassegnato all'idea". Per non correre rischi la maggioranza pensa di porre la fiducia anche in Senato. Anche a palazzo Madama, infatti, esiste la possibilità di dover votare alcuni emendamenti a scrutinio segreto (come ad esempio quelli che riguardano le minoranze linguistiche, sulle quali è già "caduto" a giugno il Tedesco) e l'idea è quella di fare in fretta e non correre rischi, magari iniziando l'esame già a partire dal prossimo 24 ottobre, prima dell'arrivo della manovra. Al Senato, però, i numeri della maggioranza sono più stretti. Nonostante l'appoggio di Ala, infatti, potrebbe rendersi necessario il voto di fiducia "tecnico" sul provvedimento da parte dei partiti che la sostengono. La decisione, viene spiegato, si prenderà la prossima settimana. A premere perché, invece, la legge cambi è il presidente della Repubblica emerito, e senatore a vita, Giorgio Napolitano secondo il quale la fiducia ha "pesantemente costretto" i parlamentari.

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