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Primarie M5S, gli iscritti non riescono a votare: Rousseau in tilt o spettro hacker?

Silvia Sfregola
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Rousseau ha qualche difficoltà a gestire la democrazia diretta. Il giorno delle primarie per il M5S si consuma con qualche intoppo, colpa dell'alta affluenza concentrata in poche ore. Il sistema operativo, definito a più riprese tanto da Di Maio quanto da Casaleggio il 'cuore pulsante' del Movimento, mostra il suo lato fragile alla vigilia del quarto raduno nazionale del M5S a Rimini: molti non sono riusciti a votare, altri ce l'hanno fatta soltanto dopo tentativi ripetuti per più ore. I reclami pubblici sul blog di Beppe Grillo (virtù della trasparenza) vanno da tesi complottiste ("Qualcuno ci ha hackerato, 'sti bastardi") all'ironia ("Chiamate l'idraulico, Rousseau è intasato"), passando per una riflessione condivisibile: "Se gli iscritti sono 140mila mi sembra strano che il sistema vada in tilt? Sperammo bbuono", dice Luigi B. Dopo gli attacchi hacker di agosto, lo staff della Casaleggio Associati ha lavorato per aumentare i livelli di sicurezza di Rousseau, ma il sistema in cui dovrebbero tenersi - potenzialmente - tutte le votazioni del M5s sembra non reggere. Le urne virtuali dovevano restare aperte dalle 10 alle 19 e la chiusura è slittata alle 23. Dopo di che, i risultati saranno gelosamente custoditi da due notai fino alle 19 di sabato quando, a Rimini, nel corso di Italia5Stelle, verrà proclamato il nome del vincitore. Da quel momento Luigi Di Maio (salvo sorprese) diventerà il candidato premier e capo politico del Movimento. E chi conosce bene il M5S è pronto a scommettere che proprio da quel momento comincerà un'altra storia, dall'esito imprevisto. Se da un lato il Movimento è compatto e "unito sul programma" - come sostiene lo stesso Di Maio -, dall'altro non si può fare a meno di notare il silenzio di Roberto Fico, che è riuscito a ritagliarsi uno spazio politico di peso con la sua presa di distanza dal doppio ruolo di candidato premier-capo politico. Chi lo conosce sa che Fico fa sul serio, anche se non romperà. La svolta avverrà dopo che sarà definita la squadra di governo e nei mesi che seguiranno. Di Maio, o chi per lui, avrà il compito di scegliere i ministri e di guidare il M5S. Se saprà essere "inclusivo", dicono alcuni parlamentari, allora non ci saranno fratture. Altrimenti il silenzio di Fico potrebbe emergere come un fiume carsico. Una mediazione possibile sarebbe riconoscere a Di Maio il ruolo di capo politico dei parlamentari e non dell'intera comunità Cinquestelle, rispetto alla quale il responsabile resterebbe il garante, vale a dire Beppe Grillo. Molta attesa c'è per quello che Grillo e Davide Casaleggio diranno a 'Italia5Stelle', da domani fino a domenica a Rimini. Intanto c'è chi butta acqua sul fuoco. "Se Fico è arrabbiato per la candidatura di Di Maio? E' falsissimo - sostiene Danilo Toninelli - anzi lui parlerà, con me, sul palco della nostra festa a Rimini". Secondo il 'realista' Toninelli, chi vince le primarie sarà "il garante" dell'attuazione del programma, cioè "il caposquadra di tutta la squadra di ministri che ha l'obbligo di attuare il programma di governo". Peccato che, per ora, il programma non sia pronto e non sia stato votato in tutti i suoi punti. Oltre al nodo degli ortodossi, altre tensioni attraversano il Movimento. In Sicilia, il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, risulta indagato e si è autosospeso dal M5S. Dopo la sentenza che ha sospeso l'esito delle Regionarie che hanno incoronato Giancarlo Cancelleri, un'altra tegola, non virtuale, si abbatte su di un Movimento che, uscendo dal blog, prova a fare i conti con la politica reale.

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