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Da Palazzo Chigi ai ministeri, ecco chi non paga la tassa sui rifiuti al Campidoglio

La politica si dimentica di saldare la Tari. L'elenco segreto dal Viminale alla Difesa. Bollette inevase per cento milioni

Alessio Buzzelli
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Quasi 20 milioni di euro di tasse sui rifiuti non pagate da parte di Palazzo Chigi e altri ministeri: questo è ciò che salta fuori leggendo la dettagliata lista stilata da Ama che circola in questi giorni tra gli uffici del Campidoglio e di cui Il Tempo pubblica oggi una prima parte. Una lista in cui sono finiti vari pezzi della Pubblica Amministrazione che avrebbero nel corso degli anni sistematicamente evaso il pagamento della Tari, causando alla municipalizzata capitolina dei rifiuti un danno complessivo di circa 100 milioni di euro. Va subito precisato che l'elenco si riferisce alle bollette non pagate fino al 10 luglio 2017, ragion per cui non si può escludere che qualcuno intanto si sia messo in regola. Ma se anche così fosse, il dato generale resta comunque impressionante. È sufficiente infatti leggere i singoli importi non pagati dai ministeri per farsi un'idea delle proporzioni del problema. Impossibile, ad esempio, non notare gli oltre sei milioni di euro non pagati dal Ministero dell'Interno - che gli valgono il primo posto tra i «cattivi pagatori» - così come non possono sfuggire i circa tre milioni di euro non versati dal Ministero della Difesa o i 2 milioni evasi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ovviamente, poi, non possono certo passare inosservati gli 1,2 milioni che la Presidenza del Consiglio dei Ministri non avrebbe mai versato nelle casse dell'azienda dei rifiuti romana. Importi non indifferenti, soprattutto se messi in relazione alle per nulla floride casse del Campidoglio, che di quei soldi avrebbe bisogno come l'aria. Va però ricordato che non tutte le evasioni sono uguali. Tutti conosciamo infatti i diabolici e complicatissimi meccanismi della burocrazia italiana, per i quali basta un timbro in meno, un bollo dall'importo errato o una fattura imprecisa per far inceppare inesorabilmente il sistema dei pagamenti. Non è quindi detto che tutti i soggetti presenti nell'elenco abbiano evaso in maniera - diciamo così – dolosa. Nonostante questo, però, il quadro generale non cambia di molto e l'anomalia resta. Un'anomalia, questa dello Stato che non paga lo Stato, denunciata a gran voce qualche giorno fa dalla sindaca Virginia Raggi in persona durante una conferenza stampa relativa proprio al tema della tassa sui rifiuti evasa dalla PA. «Oggi con questa conferenza portiamo avanti un'operazione verità. All'interno del lavoro sulle partecipate – aveva detto la prima cittadina - Ama ha svolto un'attività capillare di verifica dei conti rilevando un credito di circa 100 milioni di euro nei confronti della Pubblica amministrazione». Parole alle quali hanno fatto immediata eco quelle di Lorenzo Bagnacani, presidente e amministratore delegato di Ama: «Quella che abbiamo presentato oggi è un'operazione trasparenza e verità - aveva precisato Bagnacani - perché la Tari deve essere pagata da tutti. Voglio specificare che la maggior parte dello scaduto non dipende da fondi propri, ma da trasferimenti dello Stato. Il nostro obiettivo, dunque, non è puntare il dito contro qualcuno ma innescare un processo efficace per ridurre nel più breve tempo possibile lo sbilancio attuale». Le polemiche naturalmente non sono mancate, con l'opposizione Pd che ha accusato la giunta pentastellata di aver «scoperto l'acqua calda», ricordando alla sindaca come quella della lotta all'evasione della ta.ri fosse stata uno dei cavalli di battaglia dell'ex sindaco Ignazio Marino, il quale riuscì a recuperare da Palazzo Chigi circa 6 milioni di euro. Ad alzare ulteriormente il tiro ci ha pensato Athos De Luca del Forum Ambiente del Pd che ieri ha dichiarato: «Rispetto alla "scoperta" (nota da tempo) del mancato pagamento della Tari da parte delle istituzioni (recupero più difficile come ben sa Ama per i numerosi contenziosi in corso), segnaliamo alla sindaca Raggi , anche se dovrebbe saperlo, che si è dimenticata di una evasione della Tari di 120 milioni da parte delle utenze commerciali».

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