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"Io, Razzi, vado a fermare i razzi": la missione in Corea del Nord del senatore FI

Massimiliano Lenzi
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«Io, Antonio Razzi, vado a fermare i razzi». Stamattina il senatore Antonio Razzi partirà per la Corea del Nord. «Intraprendo questo viaggio - spiega a Il Tempo - con la speranza di tranquillizzare la situazione e calmare le acque. Tranquillizzare soprattutto gli americani, i giapponesi e i sudcoreani nel senso che la Corea del Nord, o meglio il vice di Kim Jong-un con cui ho parlato alcune volte nelle mie visite in passato, mi ha sempre detto che loro non attaccheranno mai nessuno a meno che non vengano prima attaccati». Antonio Razzi questa storia di riuscire a far avere buoni rapporti tra gli Usa e la Corea del Nord l'ha presa a cuore da tempo, da molto prima che gli americani muovessero la portaerei Carl Vinson verso le coste nordcoreane. Così in queste ore di crescente tensione tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Corea del Nord di Kim Jong-un (con il presidente statunitense che soltanto poche ore fa ha dato il suo ultimatum alla Cina - che ha una certa influenza sulla Corea del Nord: «La Corea del Nord cerca guai - ha detto Trump - e se la Cina decide di aiutare sarebbe magnifico. Altrimenti, risolveremo il problema senza di loro!») il senatore Razzi ha rivelato a Il Tempo il testo della lettera in inglese che, all'inizio di febbraio - prima del precipitare della crisi - ha scritto ed inviato al presidente Usa Donald Trump. «L'ho fatta avere - spiega Razzi - all'ambasciatore italiano in Usa». Sin qui, il piacere e l'opportunità di un senatore della Repubblica Italiana di riuscire a incontrare il nuovo numero uno degli Stati Uniti, tra curiosità e desiderio di proposte politiche. Ma la lettera di Razzi va oltre e propone a Trump qualcosa di più: Razzi infatti si offre come mediatore di pace tra gli Usa e la Corea del Nord. Leggiamo direttamente dal testo della lettera: «Apart from personally congratulating for your election, i wish to offer my mediation during a forthcoming mission that will take me to Pyongyang next April, due an official invitation addressed to me by North Korean government. I will be tenth time I will have political meetings in that country, where I also had the opportunità to meet the supreme leader Kim Jong-un (...) in the best interest of Usa and the peace». Traduciamo dalla lettera di Razzi: «A parte congratularmi personalmente per la sua elezione, desidero offrire la mia mediazione nel corso di una prossima missione che mi porterà a Pyongyang il prossimo aprile (ndr, il viaggio di Razzi che comincia oggi), per un invito ufficiale rivolto a me dal governo nordcoreano. Sarà la decima volta che avrò incontri politici in quel Paese, dove ho anche avuto la opportunità di incontrare il leader supremo Kim Jong-un». Razzi poi spiega che la proposta della sua mediazione è ovviamente «nel migliore interesse degli Stati Uniti e della pace». Noi, dopo aver presa visione della lettera, abbiamo chiesto al senatore Razzi del suo nuovo viaggio in Corea del Nord. «Farò parte - spiega - di una delegazione italiana, per la Festa del Sole, in occasione dei 105mo anniversario dalla nascita di Kim Il-sung, l'eterno leader della Corea del Nord. Per questa occasione siamo stati invitati. E in quei giorni avrò incontri con i principali responsabili politici della Corea del Nord probabilmente anche con il leader supremo Kim Jong-un. Partirò domani (ndr, oggi per chi legge) e rientrerò il 18 aprile e quando sarò là non avrò certo paura a fare domande, come ho sempre fatto, anche sugli ultimi esperimenti nucleari». Quando chiediamo a Razzi se non avrà titubanze o timori nel fare le richieste scomode ai politici del regime nordcoreano, lui risponde che no, «perché vede - aggiunge - ho con loro un rapporto schietto, da amico». Quanto al desiderio di incontro con Donald Trump, Razzi spiega di stimarlo, sottolinea che il presidente Usa ha ricevuto troppe critiche e poi spiega: «Quello che voglio far capire a Donald, rispetto al mio viaggio nordcoreano, è che io sono per il dialogo perché "Dio ci ha dato la bocca per parlare e non ci ha dato le bombe da sganciare". E allora, amico caro, io dico: se ci ha dato la bocca, parliamone». Come direbbero gli americani, speak with me, please.

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