L'ULTIMO SCIVOLONE

Poletti ministro delle gaffe: "Cerchi lavoro? Gioca a calcio"

Antonio Angeli

«Il lavoro? Si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum»: la battuta è di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro che sta collezionando una sterminata parata di gaffe. Teatro della riflessione l’incontro con gli studenti dell’istituto Manfredi Tanari di Bologna. In circa un’ora e mezza di colloquio, Poletti ha risposto al fuoco di fila delle domande sull’alternanza scuola-lavoro e dando anche suggerimenti pratici ai ragazzi. I quali, a questo punto, preferiranno dedicarsi al pallone più che allo studio. La «base ideologica» di tanta teoria è che «il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia». Secondo Poletti, la dinamica delle relazioni è un fattore estremamente importante per il futuro lavorativo e «i rapporti che si instaurano nel percorso di alternanza scuola lavoro - ha concluso - fanno crescere il tasso di fiducia e quindi le opportunità». Insomma meglio le buone amicizie che un buon curriculum. E non ci si deve stupire della teoria. Il ministro del Lavoro Poletti è quello che a proposito della drammatica fuga dei cervelli dal nostro Paese sentenziò: «Se centomila giovani se ne sono andati non è che qui sono rimasti 60 milioni di "pistola". Ci sono persone andate via e che è bene che stiano dove sono perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Insomma chi non trova lavoro e deve emigrare ha dovuto subire pure questo, la frase infatti è stata ritenuta offensiva da tanti giovani, così che Poletti ha dovuto arrampicarsi sugli specchi a caccia di un improbabile recupero: «Mi sono espresso male, penso semplicemente che non è giusto affermare che ad andarsene siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri». Questa si aggiunge a un’altra «perla» che ha suscitato imbarazzo negli alleati e proteste dal mondo del lavoro. Superata la crisi politica seguita alle dimissioni del premier dopo la sconfitta al referendum e la successiva nomina di Paolo Gentiloni, il ministro del Lavoro si è lasciato scappare che lo scenario più «probabile» prevedeva le elezioni anticipate prima del referendum abrogativo sul Jobs Act. Un invito a nozze per i sindacati sul piede di guerra: si vota prima per disinnescare il referendum chiesto da 3,3 milioni di cittadini. Il governo è dovuto intervenire con l’abrogazione lampo dei voucher, per evitare una ulteriore batosta, ma evidentemente al ministro del Lavoro questo non ha fatto né caldo né freddo. Lui è quello che diede il consiglio agli universitari italiani: «Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21. Così un giovane dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare». Lui che una laurea non l’ha mai conseguita. Per Poletti gli studenti italiani possono, anzi devono sacrificarsi. Per questo nulla deve impedire loro di lavorare gratis durante le vacanze. È tutta sua la proposta di «progetti di alternanza scuola-lavoro» per stage lavorativi «anche d’estate, se è una scelta volontaria. Bisogna incominciare a far capire ai giovani cosa sia il lavoro e cosa sia un’impresa», disse ad aprile 2015. Provocando imbarazzo, proteste e qualche risata tentò l’ennesimo recupero: «Non ho mai pensato di mandare a lavorare gratis nessuno». Ci mancherebbe altro. Ieri il web si è scatenato di nuovo. Una battuta su tutte: «Andasse lui a giocare a calcetto, invece di prendere in giro giovani e disoccupati».