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Renzi avvisa Gentiloni: "No all'aumento dell'Iva". E attacca Emiliano sui vaccini

Matteo Renzi

Silvia Sfregola
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Pronto "a ripartire" dopo la sconfitta del referendum, mettendo da parte "litigi e polemiche" e al centro le idee e le proposte. Matteo Renzi punta al Lingotto, in programma da venerdì a Torino, per riprendersi la segreteria Pd. L'ex premier predica "massimo rispetto" nei confronti dei suoi avversari. "Non parlerò male di nessuno", assicura, ma poi non risparmia una frecciatina a Michele Emiliano quando si parla di vaccini. Colpa del governatore pugliese, secondo l'ex premier, non essere stato "troppo chiaro", come invece hanno fatto altri suoi colleghi, sull'obbligo della profilassi. Su Facebook il presidente della Puglia aveva scritto infatti che nel programma della Regione "non rientra la proposta di vietare l'accesso a scuola dei bambini che hanno scelto di non effettuare vaccinazioni obbligatorie". "Non giochiamo sulla pelle della gente alle primarie. Su queste cose non si scherza - tuona Renzi - Evitiamo di strumentalizzare le questioni che riguardano la vita di tutti. Sui vaccini per prendere un voto in più si perde la faccia e la dignità del Pd". Emiliano presenterà domani la sua candidatura a Roma. Voto anticipato Renzi intanto sembra aver abbandonato definitivamente l'idea di un voto troppo anticipato e rivendica un "pieno accordo" con Paolo Gentiloni. Il Governo durerà fino al 2018? "Lo abbiamo già detto in tutte le sedi e in tutte le salse. L'importante è che si facciano le cose". Di più. "Giochiamo nella stessa squadra, abbiamo la stessa maglietta: non importa chi fa goal". L'ex premier, però, non manca però di indicare la rotta, soprattutto in materia economica. L'aumento dell'Iva? "In questo momento è un errore politico", sentenzia. Quanto alla manovrina chiesta da Bruxelles "credo che il Governo abbia la possibilità nei propri numeri di non far scattare le clausole di salvaguardia e di non far aumentare le accise, noi daremo una mano", assicura per poi non nascondere "qualche dubbio" anche sulla riduzione di cinque punti del cuneo fiscale. Bene invece, spiega, la Flat tax, che permetterà, nella visione dell'ex inquilino di palazzo Chigi, "di far rientrare i capitali stranieri". L'inchiesta Consip L'ex segretario dem mantiene la linea per quel che riguarda l'inchiesta Consip e pur sottolineando di essere "umanamente dispiaciuto" per il padre, si schiera "dalla parte dei magistrati". Si vada a sentenza, ripete (non dimenticando di ricordare le inchieste che si concludono "con un nulla di fatto" e "la carriera che parla da sola" di certi pubblici ministeri"), dicendosi "certo" dell'innocenza di Luca Lotti e Tullio Del Sette. Non gradito a renzi è invece quello che lui stesso definisce il presunto 'reato di toscanità'. L'ex premier ricorda le nomine ai vertici delle aziende di Stato fatte mentre era a palazzo Chigi: Storace, Caio, Moretti, Manzoncini, Campo Dall'Orto, "non c'è nessun toscano. Se l'accusa che mi viene fatta è di essere toscano rivendico il diritto delle 'c' aspirate ad esistere", sottolinea. "Che noi in qualche salotto romano siamo stati percepiti come un corpo estraneo, sì, ma l'ho cercato - è l'inciso - Se si sostiene che ci sia un gruppo di potere toscano non esiste né in cielo né in terra. Esiste sugli editoriali dei giornali non nella realtà".

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