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Pd, Emiliano resta e si candida alla segreteria

Michele Emiliano

Silvia Sfregola
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Il fronte degli scissionisti del Pd si divide: Michele Emiliano resta nel partito e annuncia la sua candidatura in chiave anti-Renzi. Roberto Speranza, invece, annuncia l'addio: "Occorre iniziare un nuovo cammino". Non solo: dopo aver osservato che dalla direzione del Partito Democratico di oggi non è emersa alcuna novità, si sofferma su Emiliano: "ha scelto il PdR", il Partito di Renzi. Il governatore della Puglia annuncia la sua decisione nel corso della direzione del partito convocata per nominare la commissione di garanzia che dovrà governare il congresso, di qui a inizio maggio quando, con ogni probabilità, si terranno le primarie. Un intervento di fuoco, quello di Emiliano al Nazareno, che ha ricordato la versione Teatro Vittoria del governatore, più che quella dell'Assemblea. Matteo Renzi "ha scelto di non partecipare alla direzione del Pd per rendere vani i tentativi di evitare la scissione. Ha scelto il conflitto per il conflitto, l'eliminazione dell'avversario dal campo, con i picadores schierati", ha attaccato. "Roberto Speranza ed Enrico Rossi - ha aggiunto - sono persone perbene portate alla scissione dai toni sprezzanti e ironici con cui sono stati appellati dall'ex segretario che, tra l'altro, ha mostrato con evidenza di essere il più soddisfatto dalla scissione. Mi candido nonostante il tentativo del segretario uscente di vincere con ogni mezzo. Ha fretta perché non vuole rinunciare alla posizione dominante e non concede agli avversari nemmeno il tempo necessario per girare la metà delle province". Parole che arrivano nel momento in cui Matteo Renzi è in volo sull'oceano per raggiungere gli Stati Uniti dove terrà una serie di incontri nelle università americane. "Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità, questa scelta ci addolora", ha scritto l'ex premier nella Enews prima di imbarcarsi alla volta degli States "ma la nostra parola d'ordine rimane quella, venite, non andatevene. Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese". 

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